Battuta scontata, nonché invito: “Su la Testa!”
Arriva sul lettore “Flower Power”, la nuova fatica di Andrea Fabbris, alias Testa, coadiuvato come al solito da Balistica, Xuli'o e chissà chi altro s'intrufola nel fumoso studiolo di questo contaminatore che non si capacita d'esser a Pinerolo anziché Londra.
Titolo fuorviante, ché qui non troverete inni di nostalgia all'epoca fine '60, fatta salva l'allucinata e personale rilettura subacquea di “Tomorrow never knows”, di beatlesiana memoria.
Passi per le basi ed i lavori di fioretto in sede di arrangiamento: al giorno d'oggi col pc si fa di tutto (ma bisogna saperlo manovrare), quello che non convince, meglio: quel che non si capisce, è dove i Testa trovino questi rap, queste (strepitose) voci filtrate che mandano assieme alle loro solite curatissime basi. Poi vai avanti, arrivi a “Drip drop” e riconosci dolce come una goccia di Nutella in mezzo alla bagna cauda la voce di Bunna degli Africa Unite.
Chiamerò per convenzione “hip-hop” l'intruglio dei Testa, senza che vada dimenticata la maestria nell'addentrarsi nei territori funk più neri, quei richiami a certa dance vecchio stile. Bene, ciò che più emerge da “Flower Power”, e che già si odorava nel precedente “Bornagained”, è la NON-italianità del progetto Testa, anche quando il sussurro di (credo) Balistica è in italiano come “In spira” o in altri pezzi.
Inspira a fondo, e sentirai nel battito di “Flower Power” un'aria da piovoso sobborgo britannico con case tutte uguali, ma anche qualche brotha d'oltreoceano alle prese coi soliti problemi della gang del ghetto.
Testa me li vedo così, quel provenire dalla provincia senza portarne addosso la chiusura, scegliendosi ottimi compagni di cammino e lì testardi a pubblicarsi i propri cd in totale autarchia.
Non cadrò però nella trappola di arrischiare una possibile collocazione nel mercato di un cd come “Flower Power”: non m'interessa.
Ho solo tre rammarichi: 1) recensisco i Testa sempre troppo tardi, 2) vorrei che Andrea Fabbris e soci si trasferissero a Londra: avrebbero più possibilità di vedere apprezzato il loro lavoro, 3) non cercano mai il ritornello facile, dell'orecchiabilità/radiofonicità se ne fregano, tanto che a volte si rimpiange una vera apertura pop-melodica.
Ecco quindi, incredibile ma vero, la prima recensione (forse) nella storia del sito in cui si INVITA un gruppo a SVENDERSI.
FINALE 1: Dategli qualche bel ritornello, invitate la soul-singer bellona di turno e allora vi lasceranno fare un cd reperibile in tutt'Italia, che ve lo meritate!
Lo sapevo, che alla fine parlavo del fottuto mercato…
FINALE 2: Suona forte, il termine “svendersi”, ma altro non è se non l'invito a qualche maggior concessione melodica, che renderebbe il lavoro più digeribile. Ma se è quella attuale l'attitudine dei Testa, non sta certo al sottoscritto indicare la via futura, specie quando quella attuale è così convincente.
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La recensione Flower power di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-09-30 00:00:00
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