Meno folle e vivace, più pacato e maturo rispetto al passato. L'iperattività compositiva di Barbagallo, chitarrista e seconda voce degli Albanopower, giunge alla sua terza prova nel giro di appena due anni. Edito per 24, la collana digitale della 42 Records, "Quarter Century" segna il passo finora più importante nel percorso solistico del venticinquenne siracusano. Cinque brani che innanzitutto incuriosiscono per il gran numero di collaborazioni che si portano dietro, un ventaglio di nomi tra i più promettenti dell'attuale fioritura artistica siciliana e calabrese.
Dopo l'apertura di "A place called home", trasognante e cristallina, "Clouds behind the moon" segna l'apporto di Michele Alessi (Captain Quentin) e Ignazio Nisticò (Camera 237): il risultato è un Damon Albarn in salsa orientale, melodie sospese e fili di voci che si intersecano con raffinata cura neo-folk. Segue "Reject (No Reaction Time)", il pezzo più eclettico del lavoro, frutto della collaborazione con Lorenzo Urciullo (Colapesce), Francesco Cantone (Tellaro) e Toti Valente (Albanopower): l'effetto è spiazzante: un pastone prog-rock che mescola compulsioni strumentali a fragili atmosfere pop. "Holiday" è invece il momento in cui Carlo Barbagallo fa quello che ama di più fare, suonare la chitarra: in modo virtuosistico oppure cazzone gioca allo specchio da solo, fantasioso e imprevedibile (potrei citare Frank Zappa ma non lo farò). L'album chiude con "Show", a mio avviso il pezzo più invitante: sarà per il contributo di Salvo Sultano (Music for Eleven Instruments) ma ora, in questo preciso momento, adoro questa canzone: Syd Barrett, Howe Gelb, le atmosfere morriconiane. Quattro minuti eleganti, istintivi, notturni. E se mi addormento? Salto carpiato nel buio.
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