Ascoltando i primi giri di chitarra di "Your Way to See" hai la speranza di ascoltare un bel disco di roba pop, orecchiabile e senza troppe pretese. Aspetti qualche secondo e cominci a sentire i chitarroni entrare lentamente, invadendo la scena in maniera prepotente. Il tuo sogno di ascoltare un simpatico disco senza pretese sta per finire, arrivano doppi pedali ed assoli vecchia scuola che non lasciano spazio a dubbi. Sarebbe anche godibile la prima traccia, se non fosse per la voce dall'oltretomba che arriva ad un certo punto. La tua giornata è definitivamente andata a puttane quando una voce stridula e malata alla Cradle of Filth si abbatte sui tuoi timpani in cerca di ristoro.
Cerchi di trovare qualcosa di positivo dai restanti, cupissimi e nerissimi brani che questo disco ti riserva, ma tutto ti risulta estremamente difficile. Due secondi fa stavo ascoltando il nuovo disco di Beirut, come ci sono arrivato a questa disperazione cosmica?
Poi un piccolo raggio di luce chiamato "Acrotomophilia" squarcia per un attimo quel torbido mare nero che si era formato davanti ai tuoi occhi. Perché non lavorare sempre così? Sarebbe meglio insistere su quelle sonorità grigie ma non completamente negative, invece di struggersi e distruggere il prossimo con brani dalla tristezza infinita. Un punto a favore degli Uncontrollable Urge, che si chiamano come un brano dei Devo, ma che di questi ultimi non hanno assolutamente nulla.
Dopo esserti ripreso provi ad approcciarti al resto con maggiore positività, ma tra strani delay sulla voce e chitarre super veloci vieni nuovamente respinto nella più assoluta insoddisfazione. "Dislessia Diseiadetica" ti abbatte completamente, cancellando ogni speranza, mentre "Sorprendido por la Muerte" ti sorprende realmente, regalando un brano che a tratti stuzzica, ma che purtroppo finisce per scadere nella banalità delle chitarre a mitraglia di matrice metal. La speranza è definitivamente finita. Il resto sono una manciata di brani scontati e senza brio.
Un disco che vive di alti (pochi) e bassi (molti), un album che non dovreste ascoltare se non volete cominciare con il più buio degli auspici la vostra giornata. Mettetelo nel vostro lettore invece se avete voglia di flagellarvi e sentire un discreto peso nel petto alla fine dell'ascolto.
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La recensione Dirge di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-09-13 00:00:00
COMMENTI (1)
tanto per chiarire... non abbiamo proposto "dirge" al recensore come disco "pop".
non abbiamo dany filth alla voce (per fortuna).
non abbiamo mai usato un doppio pedale. non so dove si senta.
non copiamo i devo, il nome è solo un omaggio.
per il resto de gustibus, ma è come recensire burzum e lamentarsi della fisarmonica. :?