Il grande critico di Rolling Stone nonché acuto saggista Greil Marcus iniziò una celeberrima recensione dedicata all'album di Bob Dylan "Self portrait" con la frase "What's this shit?!". Leggenda narra che le reazioni del diretto interessato furono controverse: dall'incazzarsi affermando che Marcus fosse "pieno di merda", all'ammettere in seguito che con quel disco aveva voluto scherzare e provocare i suoi fan.
Non ho intenzione di mettere me e il signor Marco Avaro sullo stesso piano di quelle due gigantesche personalità, per carità, ma l'ascolto del disco che vado a (tentare di) recensire, mi ha quanto meno fatto esclamare un sonoro "cos'è 'sta roba?!" (certo, per quanto riguarda l'uso di turpiloquio assortito, beh, il paragone regge). Mettetevi nei miei panni: 20 tracce per 36 minuti scarsi basate per lo più su una musica elettronico rumorosa, contrappuntata dalla voce di questo tizio che finge di essere sbronzo, lancia insulti a destra e a manca, racconta le sue imprese alcoliche e gioca a fare il maledetto (con nero e marijuana? Almeno alza un po' il tiro, già che ci sei!). Il fatto è che siamo nel terzo millennio, le moderne tecnologie e la rete sempre più potente permettono a chiunque, non solo di inventarsi musicista (?!) e registrare un album, ma anche di diffonderlo e farlo arrivare: non so se si stesse meglio quando si stava peggio, ma di sicuro quando registrare un album costava tanti soldi e necessitava di una struttura solida alle spalle, un MarcoAvaro difficilmente sarebbe riuscito a propinare al mondo la sua "arte" (o la sua presa per il culo… ai fan). Non so se nelle sue intenzioni ci fosse quella di creare qualcosa degno di nota, o semplicemente di cazzeggiare per vedere l'effetto che fa, ma l'impressione propende decisamente verso quest'ultima ipotesi e seppur di breve durata, il lavoro (lavoro?!) in questione già dopo pochi minuti risulta irritante quanto una barzelletta che non fa ridere.
Prendete gente come Iosonouncane o Gioacchino Turù e toglietegli tutto ciò che li rende interessanti: troverete un tizio che sbraita, sbocca, ridacchia e insulta manco fosse il barbone che incontrate ogni giorno sotto casa (perché ognuno di noi ha un barbone sotto casa no?). Prendete "O' Mangia el Pes" interpretata da Cochi Ponzoni mille anni fa e di quella conservate solo il tono strascicato della voce, forse riuscirete quanto meno a capire com'è 'sta roba. A proposito, Marco Avaro recuperi quel pezzo geniale. E impari.
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La recensione Quella rozza creatura uscita dalla mia fica di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-03-24 00:00:00
COMMENTI (10)
12 album senza saper suonare un cazzo:]
Uela Marco e calmati dai... A pippo la chitarrina gliel' ha comprata mammina, e il lessico del recensore qualche annetto di liceo..
Questi mica sanno quanto ingoio e quanto ho lavorato per farmi uno studio Berhinger, quanti giorni mi son fatto al centro psichiatrico, la recensione era puramente ciò che volevano sentire le mie orecchie: Che cazzo è sta Cacata?!
Sono passato dal rap fatto col computerino, piano piano fino al cantautorale con le macchine fuori di sè, dall' elettronica all' r&b, dalla techno al punk, se sono al dodicesimo album e sono ancora in piedi è solo grazie a dio
pippo mica le sa ste cose
ringraziamo e riveriamo
Marcoavaro lo ascolti come leggi Bukowski
se pippo è preso male è logico vada a dormire con gli incubi, dopo aver sentito un album del genere
Il punto è che se tu stesso non hai "capito" il disco non ha nemmeno senso recensirlo, non credi? Figurati che io credo manco esiste l'arte, nè tantomeno gli artisti. Iosonouncane non dispiace nemmeno a me, però è proprio un'altra cosa, influenze diverse, intenti diversi, risultato ovviamente diverso. Marcoavaro lo trovo perfettamente a metà tra la cosa "seria" e la demenzialità più totale, diciamo pure presa per il culo. Poi certo, ci sta che non ti piaccia, ci mancherebbe altro, però per dirlo devi prima aver "afferrato". Cmq risentiti i pezzi citati da me prima, quelle sono obiettivamente belle canzoni, dai :-)
è interessante notare come, ogni qual volta parli male (o poco bene) di un disco (cosa che a dire il vero succede raramente chè sono un bonaccione), mi si accusi di non averlo capito.
sarà.
io ho iniziato la recensione dicento praticamente "cos'è 'sta roba?" quindi sono il primo ad affermare di non averci capito un cazzo.
non mi interessa cosa dica marcoavaro in rete, ma nella fattispecie non ho capito dove voleva arrivare, che cosa sperava (spera) di ottenere con queste sue composizioni, che cosa c'è dietro, se il desiderio di cazzeggiare o la pretesa di fare arte.
confermo, non l'ho capito per niente, mi si illumini.
Iosonouncane c'entra per l'approccio "sgradevole" e "rumoristico" nient'altro: con lui siamo proprio su un altro pianeta, composizioni intensissime e disturbanti (arte?) contro robette rumorose e irritanti (cazzeggio? demenziale? boh).
Gioacchino Turù, allo stesso modo, fa un gran casino, ma è anche capace di far ridere di gusto, ribadisco: qui non ho nemmeno sorriso.
Io trovo che con Iosonouncane non c'entri proprio niente, anche se capisco perchè l'hai citato nella rece. Marco lo conosco di persona, ma non è questo il punto. Il punto è che tu di questo disco non hai capito una mazza, non ha la pretesa di essere buona musica e neanche di essere "arte", da qualche parte online lui stesso dice che perlopiù son canzonette demenziali. Poi il disco ha delle cose che mi piacciono, altre meno e altre che proprio avrebbe potuto evitare. E dico che scrivere pezzi come "Canzone Presuntuosa", "Davide e Golia", "Un'altra droga ancora, Samo" o "Mondarsi le Palle" non sia affatto da tutti. Ah, con le recensioni non suoni dal vivo, ha ragione chi dice che devi sbatterti a trovare le date nei locali, non è che puoi stare sul sofà a pensare che hai fatto un bel disco e quindi automaticamente ci si sbraccia per averti. E meno male che non funziona così. Sarebbe ancora più indiepersfigapiùcheperscelta del normale.
Marcoavaro è una barzelletta che non fa ridere.
La differenza sta nel parere, e non mi pare una differenza sottile: questa qui sopra è una stroncatura, la vostra è una recensione positiva. Lo spazio è poco rispetto a quanti dischi trattiamo (in un mese: 20 dischi del giorno, 4 della settimana, 8 interviste, 4 live report, 8 videoclip, ma riceviamo circa 150 richieste di recensione) ma almeno in questa scrematura ci vediamo un buon modo per far emergere quello che ci è piaciuto di più. Ma è importante dare spazio a tutti, se non fossimo il database della musica italiana i contenuti in evidenza non avrebbero lo stesso valore. Gli Inland sea non ci sono piaciuti come i Death Of Anna Karina ma non hanno fatto un disco brutto. Marco Avaro ha fatto un disco brutto.
E se posso permettermi una considerazione/consiglio, difficilmente le recensioni aiutano a trovare date dal vivo. Di solito i concerti li si trova a furia di sbattimenti.
(Messaggio editato da sandro il 25/03/2011 14:08:33)
Ma sì, appunto. L'amara constatazione sta in questo: nel flusso continuo di nuovi dischi, che tu faccia buona musica o un'insulsa raccolta di minchiate come questa, puoi avere su Rockit lo stesso spazio, quello appunto della recensione, che pochissimi vedranno e poi niente più.
Tu stesso ti chiedi se fosse meglio una volta, quando sarebbe stato impossibile uscire con certi prodotti "domestici" e improvvisati. In effetti passare settimane in studio di registrazione non fa grande differenza, da questo punto di vista.
Si perdoni il mio sfogo. Vedo la quantità impressionante di nuove uscite, e non mi sentirei di dire che la linea di recensire tutto sia sbagliata. Si fanno poi scelte su chi spingere e chi no, e mi rendo conto che ci sia per forza chi ne resta fuori, come noi, e ci rimane male.
Certo è che, a noi, le sole recensioni non hanno cambiato niente, non si riesce a trovare date per suonare dal vivo, accedere ad un minimo di visibilità non è concesso. A volte penso che il territorio sia di altri, e per quanto misero, sia ben difeso.
Si è parlato bene di noi, sì, ma siamo rimasti nel sommerso insieme a tutti gli altri, benchè "indubbiamente sopra la media", gomito a gomito con il raffinato autore di questo disco.
a dirla tutta mi pare che di voi si sia parlato bene...
Triste aver avuto da Rockit lo stesso spazio e lo stesso interesse che ha ottenuto questa roba.