E’ orecchiabile e scivola via come l’acqua questo “The new middle ages”, disco di debutto dei toscani A small document, un lavoro che mescola il rock ‘n roll al pop e al post-rock, aggiungendo le atmosfere lisergiche della psichedelia e qualche accenno punk.
Il miscuglio di generi e influenze che ne deriva ha in ogni caso un sapore anglosassone, che però viene declinato in varie forme: “Song of Robespierre” sembra provenire da terre britanniche, mentre “The new middle ages” è decisamente più american-stile. I Blur e i Sex Pistols si alternano agli White Stripes e agli Stooges, e il grunge cede il posto al brit-pop prima, e allo stoner poi. Un album semplice, calibrato e ben registrato, ma qualche difettuccio salta comunque all’orecchio.
Un paio di brani risultano eccessivamente lunghi e non riescono ad amalgamarsi al meglio con il resto del discorso (“Shock down” e sul finale “Frank has gone”, ad esempio ); così come gli assoli strumentali, che spesso sembrano messi qua e là come riempitivo. La parte da rivedere quindi è la dispersione energetica che si evince dall’ascolto: tanto, troppo lavoro, che genera qualche momento di confusione, facilmente rimediabile comunque, magari incanalandolo verso un perimetro più marcato nel prossimo disco.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.