La poesia dei luoghi abbandonati: la poesia è, nei luoghi abbandonati. La neve, il candore che rischiara il cuore nero della notte: il lento scorrere dei ricordi amplificato dallo spazio d'eco del Tempo, come il gorgoglio incessante di un gelido fiumiciattolo che sale da una forra ("L'inverno dell'85, sette anni nel bianco furore. Le sere di Gennaio passate alla finestra appannando vetri per ore"). Querce e betulle, linee sottili che si palesano timide nella bruma ad un secondo sguardo o ad un terzo ascolto, inquadrature che si ricompongono in improvvise e violente epifanie di Luce ("Oltre i tetti, il cielo schiacciato al suolo, le mie mani oltre gli zero gradi, i contorni imprecisi, le mie grida, non c'erano parole, non c'erano parole. La Felicità era satura e dirompente"). La grana grossa a stemperare gli spigoli lancinanti della Memoria, Macrocosmi e Microcosmi esistenziali, ore perdute che ritornano cicliche: "Nuvole bianche e basse serpeggiano irrequiete, cercano un rifugio, aspettano l'Autunno, così io e te. (...) A settembre saremo foglie. Sdraiate una di fianco all'altra. Guarderemo le ultime luci schiantarsi nelle vetrine".
Da Bergamo, è un piacere farsi soffusamente stordire dalle trame de La Nevicata dell'85: un trio chitarra-basso-batteria dalle liriche ermetiche (Massimo Volume e Bachi Da Pietra come mentori) forgiate da un visionario recitato sperso tra suoni distanti, una poetica arcana, sospensioni post-rock pronte alla saturazione ma molto dinamiche: "7° Inverno", "Settembre", gli strumentali "Calypso" e "Il Disguido di Gringo", ma soprattutto la conclusiva "Delenda" (che si discosta dalle trame post per entrare in un avventuroso vortice di rumore bianco e vera disperazione) fanno capire di che pasta sono fatti questi ragazzi. Un buon esordio, da ascoltare minuziosamente, per poter assaporare in pieno l'intarsio di musica e parole. Cresceranno ancora: io intanto vi ho avvisati.
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La recensione La nevicata dell'85 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-02-24 00:00:00
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