Musica cupa per tempi disperati. Niente di meglio che mettere "Delay Jesus '68" dei Great Saunites per ballare l'ultimo tango prima che arrivi l'ultim'ora sull'Ansa con i saluti finali dal padreterno. Più che canzoni, qui troviamo tre lunghe jam session fatte esclusivamente di batteria, basso e una quantità da codice penale di distorsioni, rimbombi e acidità sonica diffusa. Il duo maltratta gli strumenti secondo coordinate che, come un viaggio nel tempo della durata di mezzora, partono dagli anni Novanta allucinati dello stoner e finiscono negli anni Settanta della psichedelia dalle pupille dilatate. Band ottima e con un pugno di soluzioni visionarie che piacerebbero tanto agli Oneida. Per dire il livello.
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