"La stessa barca" è l'oggetto più anonimo nella discografia dei 24 Grana, appiattiti oggi su un pop-rock che, paradossalmente, non é neppure definibile di "facile presa".
Non sappiamo affermare con certezza se, per produrre "Sulla stessa barca", il ruolo di Steve Albini possa configurarsi esclusivamente come una pura e semplice prestazione professionale; ma sapere in anticipo che dietro al mixer sarebbe stato lui a prendere il posto ci ha - soprattutto i più vecchietti, che conoscono le gesta di un personaggio le cui mani hanno contribuito a definire il sound di album storici, da "In utero" dei Nirvana in giù - fatto strabuzzare gli occhi.
Succede però che una volta ascoltato il risultato finale, la domanda ricorrente é: che bisogno c'era? Qual è stato il contributo di Albini? Perché in tutta sincerità non riusciamo a comprendere il motivo della trasferta oltreoceano, considerando che il disco suona come una qualsiasi produzione "madeinItaly", segnando anzi un punto a favore nei confronti dei fonici nostrani. Certo non chiedevamo rivoluzioni stilistiche, ma le aspettative erano innegabilmente alte essendo in gioco nomi di un certo calibro. Il punto nodale è che qui non solo mancano le canzoni (e più di tanto, in tal caso, Steve Albini non poteva fare...), ma sembra che i napoletani all'improvviso abbiano perso mordente. "La stessa barca" è infatti l'oggetto più anonimo nella discografia dei 24 Grana, appiattiti oggi su un pop-rock che, paradossalmente, non é neppure definibile di "facile presa".
Francesco Di Bella canta ancora bene, ma non é facile scovare l'anima - o, per dirla all'americana, il soul. Gli arrangiamenti si attestano su una risicata sufficienza, le chitarre svolgono il compitino più facile che gli si possa assegnare e, last but not the least, le liriche rispecchiano spesso i pensieri di un adolescente (prego ascoltare "Cenere").
Insomma, sembra quasi che la band si sia avviata verso un processo di normalizzazione che stona se paragonato con le vette artistiche toccate in passato. Tanto che se questo album avrebbe dovuto rappresentare una sorta di rilancio, possiamo tranquillamente affermare che sarà bene rimandare.
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La recensione La stessa barca di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-02-09 00:00:00
COMMENTI (18)
cito l'utente che ti ha preceduto: "solo mi manca quella rabbia, quel sudore, quella pasta di suoni e lame e poesia." che non é poco, anzi, quando si parla dei 24 Grana...
(Messaggio editato da faustiko il 31/08/2011 14:16:41)
Ho conosciuto i 24 grana a partire dall'ascolto dell'ormai popolarissima "Accireme" da parte di un gruppo di ragazzi che la strimpellavano nel centro storico di Napoli, durante una di quelle serate che credo abbiano vissuto anche i nostri durante i loro primi, meravigliosi passi nel mondo della Creazione.
Tutto questo succedeva un anno fa, e da allora ne ho sviscerato ogni testo e ogni nota che con una semplicità disarmante arrivano dritti al fulcro di verità profonde, viscerali, sanguigne.
In un anno ho conosciuto tutti i loro capolavori, e questo mi ha dato una visione globale del loro percorso: oggettivamente siamo di fronte a un mutare continuo di direzione che è ben visibile (e ammesso) in e tra tutti i loro album.
E quindi?
Questa band è stata in grado di passare dal dub, al reggae, al rock e, in certi frangenti, persino al (buon) pop con una maestria Unica e risultati sempre degni di nota.
Roba da poco?
Per quanto riguarda 'La stessa barca', ho da dire soltanto una cosa: Francesco Di Bella sta per compiere quarant'anni. Ed è naturale e giusto che un uomo a quarant'anni abbia diverse prospettive della vita e scelga anche altro rispetto al raccontare solo la rabbia e la ribellione giovanile, ponendosi da un punto di vista più maturo e con una visione più prospettica e globale delle cose.
Il sound, sempre inconfondibile e geniale. Diamante allo stato grezzo. Puro.
'La stessa barca' è un inno. E parlo della canzone in particolare. Un invito a guardare senza paura. A disperarsi in modo lacerante per poi trovare il coraggio di cambiare le cose. Un invito alla Verità.
A quella che questo paese dovrebbe guardare, alzando finalmente la testa.
Normalizzazione... Per piacere.
credo che i 24 grana siano stati uno dei gruppi per me più importanti. avrò visto, con indimenticabili trasferte infinite, il loro live decine di volte, dai tempi di Loop in poi. credo che per chiunque li conosca bene, nel profondo, e conosca lo spessore dei loro testi si trovi spiazzato da questo lavoro. ma è una scelta, come lo era loop o l'incredibile Metaversus. la scelta di semplificare e asciugare i suoni è un rischio forse, che i 24 grana hanno deciso di percorrere come ricerca. anche se gli ultimi lavori non mi piacciono e non li ascolto, rispetterò sempre i loro dischi perchè credo che siano un'esperienza unica a livello italiano, e soprattutto rispetto alla scena dei 90 sono riusciti a non perdersi. perchè mi hanno regalato forse i migliori live della mia gioventù. perchè voglio bene a questo modo di proporre il loro coraggio. solo mi manca quella rabbia, quel sudore, quella pasta di suoni e lame e poesia.
Non credo ci sia da scusarsi, la vivacità verbale e le iperboli sono quasi d'obbligo in un forum testuale.
Il tuo sfogo è perfettamente comprensibile e in larga parte accettabile: quanto più si ama una band - la musica, il racconto, le facce - tanto più si resta con l'amaro in bocca leggendo critiche negative. Se poi si tratta della propria band il sapore è di fiele.
Certa musica, solo a furia di ascoltarla ci s'innamora (talvolta ci vogliono anni). Come fa un recensore, con tutta la buona volontà, a esprimere un giudizio definitivo su qualcosa dall'impatto così soggettivo e aleatorio? Per non parlare del mondo interiore dell'artista, di cui spesso all'esterno trapelano solo piccoli scorci attraverso la musica, persino equivocabili.
Il più delle volte il recensore, proprio per onestà intellettuale, deve restare terra-terra, parlando di resa sonora, esecuzione strumentale, riferimenti ai modelli esistenti. Talvolta, trascinato dall'entusiasmo o dalla delusione, può spingersi ad azzardare giudizi di valore definitivi. Che l'esperienza e la cultura musicale non rendono più certi. Questo è il motivo per cui ogni recensione rischia di apparire superficiale e ingenerosa a chi conosce dall'interno il vissuto dell'opera musicale.
Con questo non voglio certo santificare il ruolo del recensore, anzi intendo proprio dire che le recensioni vanno lette con un certo distacco, filtrandole attraverso il proprio buonsenso e distillandone le parti migliori per arricchire il proprio ascolto. E qui come logorrea mi sa che ti faccio concorrenza.
Caro giuve a te che ti commuovi, dico grazie per la ramanzina; non mi piace troppo la parola fan, ma penso che tutto sommato posso dire che ormai mi sono affezionato ai 24 Grana; in verità penso di poter essere considerato anche un affezionato di rockit e quasi ogni volta che accendo il pc, una sbirciatina la faccio alla roba che c’è in giro e devo dire che quasi tutti i dischi più importanti (e tra l’altro, tutti quelli dei 24Grana) fanno capo al suddetto faustiko e quindi sotto sotto posso dire di essermi affezionato anche alla sua firma, alla quale riconosco tutto il credito che merita; per questo, innanzitutto voglio scusarmi perché non era mia intenzione mancare di rispetto a nessuno: è la prima volta che scrivo in un blog e certo la mia idea di partenza non era fare la tara al giornalista, anche se ammetto di essermi fatto un po’ prendere la mano e alla fine sono risultato anche polemico. Non voglio commettere lo stesso errore e dilungarmi ancora troppo a dare tutte le spiegazioni del caso, anche perché penso che non c’è niente da “capire” nell’ascoltare musica per me, è come innamorarsi, o arriva o non arriva, non c’è molto da spiegare; vorrei solo chiarire che il mio unico scopo era quello di rendere omaggio al gruppo, ma probabilmente ci deve essere proprio nel disco qualcosa che mi fa incazzare; per me che li ascolto da una vita, avverto quasi qualcosa di doloroso in questo loro nuovo modo di suonare, ma allo stesso tempo riscontro una volontà a non voler soccombere e guardare con speranza alla vita, un mood che rispecchia abbastanza i precari sulla soglia dei trenta, specie quelli della periferia napoletana; la mia vena polemica nasce anche dal fatto che alle volte c’è la tendenza a celebrare l’artista chiuso nell’ideale del suo metaverso, tanto per tenere il campo ristretto ai 24 Grana, e poi si finisce col non riconoscere i giusti meriti a chi cerca di confrontarsi con la realtà, anche nella sua crudezza; da qualche parte ho letto che il lavoro dell’artista è quella difficile collaborazione tra l’uomo che imbraccia il suo strumento cercando di dare una risposta ai suoi tarli e ai suoi bisogni, e quel genietto bizzarro e capriccioso che fa un po’ come gli pare; la mia intenzione, per una volta, era quella di rendere omaggio principalmente agli uomini e alla loro fatica, perché so quanto coraggio e passione ci vuole per cercare di compiere onestamente il proprio dovere e portare avanti le proprie idee, senza l’aiuto di nessun folletto o chi per lui e proprio per questa ragione, non c’era assolutamente la volontà di screditare in alcun modo il lavoro di qualcun altro, ma più che altro il dispiacere di veder sminuito il valore di questo disco. Purtroppo non sono riuscito a essere più breve, ma almeno spero di essere stato un po’ più chiaro; comunque mi scuso ancora e ti ringrazio nuovamente per avermi dato la possibilità di aver potuto spiegare meglio quello che volevo dire
disco bello e suoni belli :)
(Messaggio editato da indelirium il 18/02/2011 00:16:31)
totore, non ci conosciamo, non so se sei solo un fan o hai altri interessi per difendere la band in oggetto - quando leggo i commenti alle recensioni sono ormai un po' prevenuto.
Non voglio essere polemico - be', un po' sì - però secondo me non si fa del bene a una band né si rispettano i lettori mettendo in dubbio la buona volontà - o, peggio, la buona fede - del recensore. Va bene esporre le propria opinione, anche in contraddittorio acceso e polemico, purché ci si sforzi di rispettare l'operato di chi scrive. Gli atteggiamenti tipo "non potete capire che cosa c'è dietro questo disco" oltre che irrispettosi sono ridicoli, perché se non possiamo capire noi che amiamo la musica tanto da scriverci sopra o - nel caso dei frequentatori del sito - leggerne regolarmente, chi deve capire?
Concludo la ramanzina dicendo che qualsiasi lettore mediamente intelligente è in grado di fare la tara al recensore, specie se c'è la musica da ascoltare accanto. Ma quando dici "non puoi capire", non lo stai dicendo solo al recensore ma a tutti i lettori.
x faustiko
Alle volte capita di avere delle opinioni diverse e sicuramente capisco che questo disco possa non piacere, anche perché, se c’è una cosa sulla quale siamo d’accordo, è che questo non è un disco di facile presa; tra l’altro, soprattutto in ambito musicale, non ho nessuna certezza insindacabile e per questo ti confesso che la tua recensione mi ha alquanto scioccato, soprattutto quando parli di appiattimento e processo di normalizzazione rispetto alle vette artistiche del passato… devo ammettere che più di un fantasma si è agitato dietro queste parole; anzi, a voler essere proprio sincero, io stesso non saprei dire se questo è un bel disco, ma forse non è veramente importante; forse non è così necessario che un disco debba essere per forza bello, se ha delle cose da raccontare, se si sforza di essere sincero; certo abbiamo bisogno della bellezza, ma forse per arrivarci abbiamo bisogno di passare prima attraverso la sofferenza e riconciliarci con ciò che bello non ci appare o forse non è così e forse questo non è un discorso da fare quando si parla di un prodotto artistico, davvero non lo so; però di qualcosa sono abbastanza sicuro; innanzitutto questo disco, come tutti gli altri dei 24 Grana, è un concept, sia a livello tematico che musicale e per questo penso che debba essere prima compreso per poter essere giudicato; per lo stesso motivo, penso proprio che ci deve essere una ragione che li ha portati a Chicago da Steve Albini a registrare in presa diretta: magari il risultato sonoro non sarà stato brillantissimo, ma è una scelta che già di per sé ha un certo valore e credo sia frutto di un certo tipo di ricerca; a maggior ragione non reputo affatto che questo possa essere giudicato un disco dalle tematiche adolescenziali (la “vetta” di Metaversus è sicuramente un disco dalle idee molto più adolescenziali), anzi al contrario, credo che sia inquadrato in un’ottica un po’ diversa da quella di un ragazzo di 20 anni, cosa che tra l’altro Francesco dice esplicitamente in un pezzo, magari ti è sfuggito (forse non è facile capire il napoletano), ma diciamo che mi sembra abbastanza sintomatico della tua recensione, così come quando dichiari che questo è il disco più anonimo del gruppo, perché poi la questione non è il disco che può anche non piacere, ma almeno dimostrare di essersi sforzati un pò a cercare di capire il lavoro e le scelte che stanno dietro ad una produzione musicale, se poi si intende anche giudicarla(bella la perla,” Gli arrangiamenti si attestano su una risicata sufficienza”, dico io 3 o 4 chili di note in più, non se li potevano portare a Chicago?); perché questo è un disco che racconta delle verità e le verità non sono anonime, ma hanno nome e cognome e chiedono rispetto e comprensione anche se non ci piacciono, anche se pensiamo che non hanno a che fare con noi, anche se facciamo di tutto per ignorarle; perché non sono le canzoni che mancano in questa disco, ma forse la nostra capacità a cogliere quelli che Francesco definisce “germogli d’inverno”, al cui processo non siamo estranei e per questo abbiamo il dovere ad affidare le nostre speranze al suo conseguimento, contribuendo con il nostro lavoro, invece di remare contro(e il riferimento non è casuale); ma forse tu non ti senti di far parte di questa barca, o forse hai una visione completamente diversa oppure semplicemente sei stato un po’ superficiale nel recensire quest’album o forse non è così e allora forse avresti il dovere di spiegare la tua opinione che sarei curioso di conoscere, ma forse non è così importante
le critiche vanno bene, anzi rappresentano quell'input in più che stimolano l'artista all'autocritica e a mettersi sempre in discussione,però secondo il mio modesto parere,le recensione di questo disco sembra un po fuori luogo,anzi sembra più uno sfogo contro il gruppo.
Che non piaccia il disco ci sta,ognuno ha i propri gusti,ma da qui a dire che mancano le canzoni e che non c'è anima (o soul) poi non mi sembra che il disco suoni come una produzione italiana,anzi in questo periodo dove tutti i gruppi italiani ci propinano queste produzioni patinate e filo Radiohead e dintorni,ci vuole molto coraggio a fare un disco in studio in presa diretta senza tagli e cuci, infatti trovo questo disco molto diretto e suonato e con tanta anima
ed è un piacere ascoltarlo.
e abbassiamola sta asticella! :)