Sì ok, in questa stanza c'è puzza di morto, aprire le finestre e lasciare entrare un po' d'aria fresca aiuterebbe a respirare meglio. Il problema è che se in strada ci sono tizi che spurgano i tombini, l'aria che entra puzza di fogna. E lì è un casino.
Questo per dire che la scena hip hop è un po' come l'ospite o come il pesce, e di giorni ne son già passati un po' più di tre. E quindi ben venga chi mostra una mentalità aperta, chi sperimenta, chi contamina, chi cerca di introdurre novità. Ma il meticciato sonoro funziona solamente se supportato da talento e da una visione della musica in grado di garantire la perfetta sintonia fra gli elementi. Ecco, in "Biscuits", l'album dell'omonimo trio partenopeo (la voce è di Gransta MSV, che ha anche prodotto il disco, ndr) l'amalgama non è riuscito alla perfezione, e il risultato lascia un po' interdetti. L'attitudine fresca e aperta al divertentismo di Tripla, Gransta e Dyna potrebbe essere apprezzabile, ma tutto va a puttane nel momento in cui diventa fine a se stessa, dando vita a pezzi di scarso spessore e a testi un po' troppo scontati. Non mi riferisco tanto al clima di contestazione di "Fortapasc" o al travolgente meridional funk di "Exit", quanto ad esempio a "Metereopatici MC", con lo scazzo che cavalca in maniera sgraziata un wobble, all'imbarazzante "Ciu Ciu", che fa lo stesso effetto dei pezzi rap studiati per fare da colonna sonora alle pubblicità delle merendine, o ancora a "Rush Hour", scialbo pezzo elettro con melodie pop alla Calvin Harris.
Si apprezza la buona volontà dei Biscuits, quindi, ma la finestra giusta da aprire stava sull'altro lato della casa.
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