Se penso a "musica strumentale", uno dei primi nomi italiani che mi viene in mente è quello dei Ronin.
E i Ronin spaccano, non ci sono dubbi, perché il genere non è dei più semplici da digerire, vista la difficoltà di colpire all'istante senza l'uso di testi.
I Ronin spaccano, dicevo. E i Sinapsi, nel loro piccolo, pure. "Fiati e labbra" è un bellissimo biglietto da visita per la band palermitana perchè, se l'assenza di parole è evidente, il sottotesto c'è: nell'uso della batteria, in quei piccoli rintocchi che scandiscono il pezzo e ci tendono la mano per condurci all'emozione.
Ci sono poi brani come "Ero", dove il riff iniziale è più potente, meno delicato, adattissimo a farci da colonna sonora nell'atto di sfogliare la nostra memoria. Incalzante, perché il tempo che è passato non torna più. C'è qualcosa di tanto bello in questi Sinapsi, che spero rimanga inalterato nei dischi a venire.
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