Tema: “Kerouac e il Rock. Alla luce di quanto studiato, letto e ascoltato quest’anno, immaginate che l’autore di ‘On The Road’, sieda al vostro tavolo e, dopo un buon bicchiere, si lanci con voi in una fervida discussione riguardante la musica e il viaggio. Ha ancora senso accostare le due cose? E soprattutto: che musica ascolterebbero oggi Sal e Dean?”
Se fossi ancora un liceale e avessi l’enorme fortuna di avere un professore che mi impone una traccia di questo genere, credo che, dopo averlo baciato in fronte, mi metterei a pensare, e sono francamente sicuro che il primo pensiero andrebbe a questi Margine.
Non ci troviamo di fronte ad un capolavoro, intendiamoci, e anzi, per quanto riguarda il connubio “Musica e Viaggio”, gli esempi da fare sarebbero ben altri. Il fatto è che proprio nel “non luogo” che è la mia automobile, mi sono reso conto di essere affascinato dalla musica di questi cinque milanesi. “Frankino’s dead” (titolo fantozziano non trovate?), raccoglie il testimone del Rock con la “r” maiuscola e lo reinterpreta degnamente e con personalità: grezzo e genuino, ma capace di essere onestamente poetico, proprio come una strada sterrata che si lancia in un deserto al tramonto, o come le stelle viste da un carro bestiame in clandestinità. Nulla di nuovo sotto il sole, questo è certo, ma una canzone come “Norvegia”, non può non mettere i brividi, e francamente certe sensazioni vanno ben oltre la ricerca della novità a tutti i costi.
Sicuramente consigliato a chi non può fare a meno di Pearl Jam, Alice In Chains e Soundgarden (per favore non nominate la parola “grunge”!), ma ama anche i “nostri” Afterhours, e in ogni caso adatto a chiunque non riesca a guidare senza un buon disco in sottofondo. Una nota di merito alla copertina e al booklet, che con quella citazione da “On the road” hanno scatenato questo fiume di parole!!!
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La recensione Frankino’s dead di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-10-18 00:00:00
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