"Isole Lontane". Il titolo dell'album rappresenta un buon inizio, portando alla mente la voglia di evadere, viaggiare, conoscere. In ognuno di noi c'è un piccolo Ulisse che aspetta solo di essere stimolato, a causa della pigrizia derivante dalla società moderna. Un titolo quanto mai florido di tematiche, cui le tracce presenti nell'EP possono dare un giusto senso.
Ascoltando però il primo lavoro dei Beth il possono dare diventa un avrebbero potuto. Il disco non riesce a identificarsi, non si compie e nemmeno cerca di farlo. I testi sono banali, privi di contenuti. La musica cerca di fare il verso all'alternative metal degli Evanescence, ma di alternative c'è veramente poco.
Lo si avverte al sin dal primo ascolto, la musica deve essere portatrice sana di cultura, riuscire a stimolare la mente di chi la ascolta. Uno stimolo ad approfondire i temi, la musicalità e riuscire a far pensare. Tutto questo non c'è. Frasi come "tu sarai sempre con me", "il flusso dei miei pensieri va come una cascata fortissima", "la vita non si misura dai respiri che fai", testimoniano la banalità dei testi. La scrittura dunque è poco ispirata, fatta di similitudini (o presunte tali) scontate. Rappresentazioni di realtà ed emozioni fatte in modo troppo semplicistico, che si confondono nel marasma di una musica poco personale.
Melodie e arrangiamenti non funzionano e vanno di pari passo con i testi. Quello che lascia basiti, è l'incapacità del disco di suscitare qualcosa, nel bene e nel male. Non comunica, non riesce ad aprirsi al pubblico.
In definitiva: un lavoro scialbo, privo della giusta verve per farsi notare. Sconsigliato a tutti quelli che, come me, pensano che la musica sia uno dei mezzi privilegiati per raccontare le emozioni, per parlare e descrivere situazioni reali o oniriche. Tutto questo non c'è nel disco dei Beth.
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La recensione Isole Lontane di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-04-21 00:00:00
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