Ottimo da ascoltare e divertente: i romagnoli Last Killers realizzano una bella prova con "Violent Years", un album garage rock di grande impatto. Il merito maggiore di questo disco, registrato nell'autunno del 2009 e pubblicato da GoDown Records, è che i pezzi, oltre ad essere immediati ed orecchiabili, nascono da arrangiamenti veramente ben fatti. La cura per la scrittura e per lo stile non va a limitare l'energia e la forza ruvida di queste canzoni, anzi, crea un sound complessivo molto coinvolgente. L'impronta garage che contraddistingue il gruppo si apre a suoni di volta in volta diversi, che uniscono il passato e il presente con efficacia. Si tratta - se vogliamo vedere un limite - di un disco che esplora poco e segue schemi ben consolidati. Ma "Violent Years" dice tanto in termini di voglia di suonare e di capacità artistiche. Dunque, nel suo complesso, il giudizio sul lavoro dei Last Killers non può che essere molto positivo.
Diversi sono i pezzi che colpiscono fin dal primo ascolto. In primis "Paperbag": il suono garage del quartetto si innesta su atmosfere nervose tipo Velvet Underground, quelli di "I'm Waiting For The Man", per intenderci. Poi "Flesh And Proud", arricchita dalla presenza di Brian Auger, esperto tastierista jazz-rock inglese, già collaboratore di Jimi Hendrix, Led Zeppelin, Eric Burden e altri. Oppure "Don't Fuck My Babysitter", bella e aggressiva, segnata felicemente da un piglio feroce alla Motorhead.
E subito seguita da un altro bel pezzo, "Watcha Gonna Do?", brano più marcato da un'influenza stoner post-1990. Essenziale ed energetica "R'N'R Washing Machine", un pezzo punk-rock decisamente agile, mentre "Just One Kiss", anche questa molto bella, suona più spensierata. Direi vacanziera, di quelle vacanze con le onde alte e la tavola da surf sottobraccio che si fanno in California. Potrebbe essere la versione garage di "Walkin' On The Sun", successone di qualche anno fa degli Smash Mouth. C'è anche spazio, quasi in chiusura del disco, per un omaggio ai Cynic, storico gruppo garage di Pittsburgh, di cui i romagnoli reinterpretano "Yeah".
Consiglio: ascoltatevi tutto il disco. Possibilmente in macchina, se la strada è libera. Oppure anche a casa, mentre vi bevete qualche birretta in compagnia.
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La recensione Violent years di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-06-30 00:00:00
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