Osso duro da recensire, questi Reflue. Alla voce ritrovo Michele Zilioli dei Blunoa, qui alle prese con materiale del tutto diverso rispetto a quello dell'altra band parmense in cui questi tutt'ora milita.
E' qui il problema, la sfida: riuscire a definire l'impasto dei Reflue. Dare delle coordinate per (far) capire una musica che è un susseguirsi di citazioni, ma soprattutto un azzeccato, soffice "multistrato". Dovrei spendere la parola post-rock? Oppure, come dagli stessi Reflue suggerito, pop-obliquo o anche alternative-pop?
Tutte 'ste etichette, mettetele assieme e frullatele, sempre che vogliano dire qualcosa.
C'è il pop, inteso come melodia, una per quanto obliqua linea vocale - sovente sussurrata - da seguire che non manca quasi mai, unita ad arrangiamenti avvolgenti e mai invadenti. La bontà, la vera bontà della proposta del quintetto è probabilmente nelle sfumature, nell'ariosità che sa infondere ai pezzi. Duro spiegarlo.
Ok, si dica anzitutto che è un gran buon cd, come raramente accade a livello di demo-undergrund nostrani. Ci sono chitarre acustiche capaci d'intrecci preziosi, tappeti e qualche batteria elettronica, tastiere impazzite a sufficienza, qualche sparuta distorsione e parecchi bei riverberi, a dare quel senso di spazio cui poco sopra si faceva cenno. E non è solo questione di un brano azzeccato o di pure 'riverberazioni': nell'arco di tutte le 10 (lente) canzoni si respira un'aria salubre, probabilmente più inglese che altro. Allora diciamo i Doves più blue, se proprio si dovesse menzionare un gruppo, ma volendo anche dei Mojave 3 privi di slide e riportati in Cornovaglia, dei Ben & Jason senza archi ma in combutta coi Mogwai.
Una formula invero azzeccata, quella dei Reflue, dotata già d'un proprio spessore, di una credibilità cui manca solo il marchio di una etichetta. Li collocherei, ideologicamente, accanto ai Breakfast di Enrico Decolle, con la differenza che qui c'è meno sole, più 'obliquità' e la tecnologia qui è più presente, seppur in maniera sempre discreta (i Black Heart Procession che suonano i Breakfast, eccolo l'incrocio!).
10 canzoni -sia detto- possono essere troppe (anche se suppongo si tratti di due promo, quello del '99 e quello del 2000), si può anche incappare in qualche caduta di tono (la traccia n° 8, ad esempio), salvo poi farsi subito perdonare con la successiva, grande pop song.
Adios Blunoa: Zilioli s'è seduto ed assieme ai tipi giusti ha trovato il post-rock al parmiggiano, ha sfornato quatto quatto un lavoretto di gran pregio, senza urli e proclami, ma con tanta passione & feeling.
E allora v'invito ad immergervi in queste acque Reflue, dentro lo spleen dei nostri, certo che non deluderà.
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La recensione Reflue di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-10-22 00:00:00
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