Otto piccoli trailer in musica, raffinati e eterogenei. Un viaggio esotico da grande schermo tra 007 e spaghetti western, raccontato con naturalezza e fantasia.
Disco inserito. Parte “Katunga”: schiamazzi, urla, ci troviamo nella giungla più profonda. Stop, cambio di scena. Lande desertiche americane, con lo sguardo che si perde all’orizzonte, sole caldo, cactus e terra rossa intorno a noi. Pedro chiama Paquito, la siesta è finita (“Cuoraccione di melone”). Sax crescente che lascia la scena ad atmosfere jazzy da pellicola italiana in bianco e nero degli anni 40 (“Amaresque”).
La Peluqueria Hernandez, con questo secondo lavoro “Amaresque”, sperimenta veramente di tutto: un concept-album composto da nove piccole colonne sonore, nove storie delle quali rimangono la scia ascoltabile e la rappresentazione grafica creata dal fumettista Mauro Marchesi. Le tracce delineano le vicende fittizie del personaggio creato ad hoc per tenere le fila di tutto, il regista immaginario Holden Rivarossi. La band vicentina porta al livello successivo ciò che in questi anni hanno messo insieme i Calibro 35, mescolando moltissimi generi.
La sensazione però, ascoltando questo disco quasi interamente strumentale, è tutt’altro che confusionaria: con totale naturalezza, il passato primordiale cede il passo ad ambientazioni morriconiane da spaghetti-western, per poi giungere a momenti retrò-chic tipici della dolce vita felliniana. Una spy-story con tanto di agente incravattato (“Procopio”), che si scioglie trasformandosi in uno splatter rivisitato in chiave moderna da Tarantino (“La Martiniana”); tutte scene familiari nell’immaginario collettivo di chiunque abbia visto almeno qualche film della miglior tradizione cinefila italiana o americana. E l’impensabile corrispondenza tra le danze da balera a colpi di liscio con il tango argentino dal retrogusto di rum, che mai come in questo disco sono sembrati così affini.
---
La recensione Amaresque di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-12-23 00:00:00
COMMENTI