Ottimo l'esperimento, tra tradizione e avant-folk, per un disco emotivo e fragile, nel senso "forte" del termine,.
La rilettura, sghemba e in reverse, di un brano degli Eels, tra tributo e amore puro, introduce l’opener “Mr E”, prima di un’acustica da cameretta, suggestiva e malinconica, in “Anni Zero”.
Sperimentale eppure familiare, Nino e l’Inferno assume le valenze segniche del concept, ed è onesta la dichiarazione di amore per i latineggiamenti à la Calexico, con vasti spaccati di piano melò e ambienti saturi di percussività suggestive. Tra deserto e frontiere oblique.
Scuro come la notte, quando la notte attinge al repertorio folk più intimista, ricorda Dan Matz & Co., la reiteratività di “Lane non ti dimentico”, pura stasi meditativa, in un crescendo emozionale di rara intensità.
E’ un disco coraggioso, che pur senza alimentare slanci eccessivamente avant, sa rimestare la tradizione con nuove sagaci prospettive.
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La recensione Nino e l'inferno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-02-08 00:00:00
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