Riprendiamoci le strade. Infuochiamo le città. Perché siamo in mezzo a un mare di merda e galleggiamo stancamente in superficie come spugne. Ma prima o poi, a furia di assorbire, anche le spugne vanno a fondo. Loro, quei Loro con la "L" maiuscola, se ne sbattono. Ci riempiono la testa di bugie, mentre noi ci riempiamo le orecchie di plastica, lo stomaco di alcool e le mani di smartphone, per evitare di dare retta a noi stessi mentre gridiamo "Aiuto". La verità è che siamo profondamente in rosso. Dal punto di vista economico, ideologico, sociale, politico.
Per una volta lasciate a casa la Smart e cavalcate il lupo, per un viaggio in un paese che sprofonda sotto il peso della precarietà e del consumismo sfrenato. Gli Assalti Frontali rappresentano sempre "La strada che resiste, la strada che insiste" ("Profondo Rosso"). Il rosso profondo in cui si trovano è quello della passione, che spinge a non mollare mai, a rimanere se stessi, a non seguire la direzione del vento ma quella delle proprie idee. Sono sempre "Banditi", oggi come nel 1999, lontani dal mainstream ma presenti nella sala insieme a Esa e Inoki ("Banditi nella Sala"), per ricordare su atmosfere gipsy-club chi è stato cancellato con un colpo di pistola. Sono passati 20 anni dagli esordi, otto dischi, centinaia di serate. 20 anni. Due decenni. E Militant A che dice? "Io senza lotta non so essere felice" ("Spugne"). Militanti per scelta, per necessità, per le generazioni future. Dopo "Il Rap di Enea" torna il tema della scuola con "Sono Cool Questi Rom", che su un ritmo in levare racconta la forza di chi va in classe con un sorriso sulle labbra nonostante le condizioni di vita difficili. Dal banco alla cattedra, nel ruolo di "Cattivi Maestri", quelli che su un riff di chitarra programmato dal buon Bonnot, che ormai ha raggiunto un livello di maturità artistica notevole e delle sonorità assolutamente personali e inconfondibili, insegnano a formare collettivi e organizzare rivolte in una scuola pubblica senza tetto, senza sedie, senza soldi.
Il nuovo degli Assalti è un disco viscerale, sincero, nobile. Proprio come lo erano "Terra di Nessuno" e "Banditi". E oggi peggio di ieri, il presente è rosso e il futuro nero. Le spugne hanno assorbito abbastanza, è ora di strizzarle.
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La recensione Profondo Rosso di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-03-08 00:00:00
COMMENTI (6)
Sorry, che vuol dire riff "programmato"?
Cioè è fatto con la chitarra vera o col campionatore?
Spettacolare!
io vi stimo. mi sto a fa vecchia ma non riesco a non sentirvi, guardarvi, seguirvi :)
alza la mano per Stefano Cucchi
bruto pop: la legge!!! :-)
Grandi u.u
Continuate così ^^:)