"Chàsm Achanès" è un'unica traccia di più di mezz'ora registrata all'Officina49 di Cesena nel 2009. Si tratta di un lavoro di Luciano Maggiore e Francesco Brasini, che da tempo esplorano la musica elettroacustica armati di nastri magnetici, chitarre e circuiteria d'ordinanza. Quello dell'abisso è un tema caro al dark ambient, che qui trova un'ulteriore declinazione, meno metallica e minimale di quella, magistrale, di Raison d'Être nel suo "The Empty Hollow Unfolds".
Lo stile ricorda molto alcuni lavori di David Sylvian, o "Carcimetrio" di Maurizio Bianchi, o anche "Conjugaison du Timbre" di Parmegiani. Immaginatevi il lamento della sirena di una qualche nave lontana, praticamente invisibile nella nebbia notturna del porto, che si protrae spettrale sino a diventare un mantra, mentre tutt'intorno droni metallici ed estemporanee pulsazioni industrial si accendono, accavallano e spengono in un'ipnotica alternanza, a tratti prendendo senza farsi notare il centro della scena e materializzandosi come un'ideale yang dei Genocide Organ di "The Butcher of Woodside". Risonanze, giochi timbrici, loop noise lassi e protratti, un amalgama ben riuscito che si presta a sottendere visioni poco rassicuranti.
Per chi da tempo mastica lo stile, si tratta di una gradevole rivisitazione degli incubi di allora, per gli altri una valida introduzione al genere che, in virtù della sua relativa levità stilistica, può portare poi nei territori più disparati, dal noise più cupo e perverso alle più sottili ed eteree derive meditative. Tradizionale e ben fatto.
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