Le canzoni di Sbizza e la MicrOrchestra sono dei petali che sfiorano la sensibilità. Si fanno largo tra le melodie e la poesia, rimanendo sospese nell'aria che anticipa la primavera. Quello di Massimo Bevilacqua, questo il nome e il cognome che si cela dietro Sbizza, è uno splendido ed emozionante esordio. Le canzoni scorrono piacevolmente, sorrette da testi che sono vere e proprie poesie ("cerco di trafiggere quel segreto che / lasci pietrificarsi piano sulla tua bocca"). I petali prima di cadere volteggiano nell'aria, disegnando traiettorie imprevedibili, come il sapore di questo album che oscilla tra l'allegria e la malinconia, tra i cori dei bambini e un sussurrato "io ti prenderò in mano, ti fermerò piano / sull'uscio di un brivido". Non è per niente facile raggiungere la semplicità, ma, tra la brezza invernale ("sbizza " in dialetto valtellinese significa proprio questo) di Morbegno e lo scorrere dell'Adda, ci sono almeno nove motivi per convincersi che non per tutti è così.
"Sordografie" è di una dolcezza disarmante, mentre "Osteoporosi" è un crescendo continuo che esplode nel canto-controcanto dell'inciso. "L'angelo Che Pesa" sembra uscito da qualche outtake dei Perturbazione e sarebbe davvero interessante farla cantare a Tommaso Cerasuolo. Il buon vecchio Bukowski diceva che "la verità sta nelle sfumature", e la cura dei piccoli dettagli in questo album è percettibile dalla farfalla del primo pezzo al fade-out dell'ultimo brano.
L'asso nella manica di Sbizza è certamente il potenziale. Il percorso artistico di questo cantautore ha tutto il diritto di essere intriso della speranza di una crescita qualitativa costante ed imprevedibile. Basti pensare a quel non so che di Kings of Convenience in "Io da qui". Sarà perché in Valtellina il freddo non scherza, come in Norvegia. E si rischia di sentirlo un po', questo freddo, guardando il video trailer dell'album, un profondo e sincero "benvenuto" nel microcosmo di Massimo. In realtà si tratta soltanto di qualche brivido da sopportare nel viaggio attraverso la genesi di questo disco. La brezza invernale ha il suo lato romantico: fa venir voglia di nuova stagione. A volte basta chiudere gli occhi per sentire la primavera più vicina e Sbizza sa bene che è così. Per questo "Tinamo" è un fiore che, dischiudendosi, lascia ai suoi petali la libertà di disegnare traiettorie emotive sui tramonti dei nostri pensieri.
---
La recensione Tinamo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-07-28 00:00:00
COMMENTI