Il folk come negli ultimi anni in Italia non lo avete mai ascoltato.
L'America musicale da Dylan a Gram Parsons, la messa a fuoco totale sulla melodia e l'atmosfera corale di Crosby, Still e Nash. Dalla provincia piemontese ad Omaha. Inizia tutto qui, nella città più popolosa del Nebraska: in cui si intrecciano incontri benedetti, questioni climatiche e fortunata casualità. Importa poco. Perchè se è vero che "Four legged fourtune" si nutre della provincia italiana del nord-est del Piemonte, di una terra di confine fra Alessandria e Pavia in cui i Green Like July affidano il racconto dell'infanzia e della post-adolescenza, è innegabile che questo disco abbia poi dato la migliore forma possibile alla sua sostanza nei tramonti e nelle suggestioni musicali che ispirarono la nascita della Saddle Creek, casa discografica indipendente ed etichetta di culto per quell'Omaha sound che partorì dal suo grembo Conor Oberst e i Neva Dinova. E' proprio Jake Bellows dei Dinova il nome tutelare a cui affidano la materia sonora embrionale, che distilla opportunatamente idee prelimiminari e scelte di campo iniziali e spinge i Green Like July a brevettare una formula magica che fonde racconti per cuori spezzati e suoni acustici in un insieme perfettamente armonico.
Un disco che riesce ad affrancarsi dalla banalità del genere di riferimento e brilla di luce propria: voci profonde, arrangiamenti basici e ineccepibili, chitarre in primo piano. Una scrittura musicale ispirativa e piena zeppa del racconto di luoghi. Sperimentano nuove cromature, assecondando con più cura l'evoluzione dei testi, definendo con maggior padronanza e convinzione le linee compositive, il mood, l'ambientazione.
I Bright Eyes come stella polare, le suggestioni del Nebraska ad alimentare brani che hanno nel dettaglio melodico e nella portata emozionale notevole gli assi migliori da giocare. Canzoni che scorrono come acqua fresca tanto che alla fine non puoi fare a meno di ricominciare ad ascoltarle per una volta e un'altra ancora.
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La recensione Four-legged fortune di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-04-11 00:00:00
COMMENTI (9)
Un disco che non stanca mai. L'ho ascoltato tantissimo.
un ottimo disco. davvero.
Da Roy Orbison a Lloyd Cole! Bravissimi!!
Bravi bravi bravi!
Riportano alla mente anche i migliori JAYHAWKS... bravissimi!
Gran bel disco.
bello!
Chapeu.
disco di gran classe.