La dichiarazione d'intenti è data da "L'assassino cantautore", in cui un cantautore – appunto – uccide una rockstar rea di avere troppa elettricità collegata alla propria chitarra. Come a dire che qui si fanno cose in acustico, senza pose da divi e con tanto artigianato. Data questa impostazione, il primo ingrediente fondamentale è l'onestà e a Fabrizio Canciani e Stefano Covri certo non manca. Così come non fa difetto una conoscenza totale della tradizione italiana della musica d'autore. Questi elementi fanno sì che il disco suoni come un lavoro di cantautorato classico, con una vena di canzone popolare. Nelle dodici tracce coesistono pezzi dai chiari ascendenti gucciniani ("Che il mondo se la cavi come vuole"), racconti di uxoricidi conditi con vino, tequila e giochi jannaccesco ("Divorzio messicano") e vere e proprie dichiarazioni d'amore a Milano. La città viene raccontata nel nostalgico pezzo d'apertura e nella cover de "La ballata del Cerutti" di Gaber, come a sottolineare che, se si parla di noir e crimini, Milano è uno sfondo sempre affascinante. Il risultato è un disco che si riallaccia alla tradizione meneghina degli anni '60, fatta di racconti di storie minori e di facce e luoghi. Canzoni che in molti casi oggi sono invecchiate, così come fuori dal tempo suonano i pezzi di "Delitti e canzoni". Potrebbe essere una critica pesante, in realtà è una semplice constatazione, dal momento che Canciani e Covri fanno un lavoro quasi filologico. Imperfetto, a tratti retorico e facile, ma perfettamente in linea con una tradizione che merita di essere ricordata. Forse meriterebbe uno sguardo più coraggioso e meno prevedibile, ma a "Delitti e Canzoni" non si riesce a volere male.
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La recensione Delitti e canzoni [w/ Fabrizio Canciani] di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-03-11 00:00:00
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