Se stoner è la definizione a cui lo stile di questa band più si accosta, è necessaria una postilla. Controllate il foglietto illustrativo con la cura dell'ipocondriaco, vi accorgerete che in basso, ci sono un paio di righe scritte in piccolo. Leggete: "Si avverte che prima dell'ascolto, è necessario dimenticare tutto quello che rimanda alla dolceamara poetica di strada kerouachiana, tipica dei picchi più introspettivi del genere. Concentrarsi prettamente sul manifestarsi dei sintomi adrenalinici". A questo proposito, prendete la grezza ferocia che puzza di punk hardcore dei Fu Manchu, aggiungete un pizzico di psicadelia del suono dei Kyuss, ed eseguite un pezzo qualsiasi degli Alice in Chains. Ora registrate 25 minuti del tutto con gusto nu metal per la distorsione della chitarra, e otterrete "Even further than you think". Sette brani trascinati da un'onesta carica energica, che funge solo da effetto placebo. Rimangono deluse le aspettative di originalità degli esterofili, che nutrivano fiducia in origini e passioni eterogenee del quartetto con base a Madrid. Peccato.
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