"Monodose", forse perché i brani sono solo sei. Se escludiamo la cover di "Amico Fragile" di Fabrizio De Andrè, rimangono ben poche occasioni per conoscere il mondo compositivo dei T.A.B.
Un universo sicuramente personale. Talmente personale che l'ascoltatore non farà che sentirsi un estraneo, continuamente. "Mi piace stare" è una canzone priva d'armonia da cima a fondo, perché tutta quella strumentazione casinista non ha niente né di punk, né di rock, né di metal. È solo molto rumorosa. "Vincenzo" ha un'intro in stile film horror che non è male. Il problema è che al cantante non è tornata la voce, continua a biascicare uno strano testo che parla di "acqua e melma" (ho capito solo questo, abbiate pazienza).
Con "Prigioniero" assistiamo ad una strana incursione melodica, nel senso che tutto il brano è meglio scandito degli altri ed è molto più facile seguirlo. Il punto è che la situazione non cambia, perché non è che una maggiore comprensione ci consenta di apprezzare. Per i curiosi, anche la sopraccitata canzone di Fabrizio De Andrè non viene risparmiata. Il rifacimento dei T.A.B. è coerente (dato positivo, se vogliamo) con tutto il resto dell'album: poca voce, pochissima eleganza, un bel po' di cose che ricordano il peggiore Piero Pelù.
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La recensione Monodose di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-11-15 00:00:00
COMMENTI (1)
la 1 e la 4 sono uguali