A dire il vero i Forty Winks li davo per morti: ne avevo sentito parlare in gioventù durante i trascorsi universitari in quel di Bologna, ma li ricordavo alle prese con un punk-rock con poco appeal (era il periodo di "To the lonely hearts"). Anni dopo li ritrovo nella compila 27 di Rockit con "Way out", traccia inaspettatamente trascinante come non se ne sentivano da tempi; a quel punto segno sul taccuino il loro nome in attesa di capire se effettivamente in tutti questi anni siano riusciti a trovare la formula giusta, emancipandosi da certi modelli che sul finire dello scorso decennio sembravano invadere ogni singolo spazio di radio e tv specializzate.
"Way out", invece, rappresenta nella sua semplicità la classica canzone rock (non trovo definizione migliore) senza però avere addosso il solito fardello di sonorità trite e ritrite, discorso che vale per l'album allo stesso identico modo. Poi, non lo nascondo, anche stavolta i riferimenti sono innumerevoli, ma le molteplici suggestioni (ad esempio dai Dodgy ai primi Supergrass, passando per i The Vines e i Fastball, senza dimenticare gli Smash Mouth del disco d'esordio piuttosto che The President Of United States of America) generate dall'ascolto di "Bow wow" si trasformano subito in good vibrations.
Sostanzialmente perché i 12 brani hanno il gusto del classico senza suonare però fuori-tempo; se infatti la produzione dei suoni é ancora perfettamente sintonizzata su ricordi dei nineties, l'attuale livello qualitativo raggiunto nella scrittura dei pezzi è, nel complesso, il miglior risultato a cui potessero aspirare, dopo anni passati a provare e riprovare alla ricerca di una cifra personale. Come tutti i figli e i figliocci del r'n'r, anche il quartetto bolognese è infatti riuscito a ritagliarsi uno spazio che legittimamente gli spetta, guadagnando persino in credibilità di fronte alla scena nostrana.
Come sempre, se siete alla ricerca di rivoluzioni sonore o stravolgimenti sul genere, il consiglio é di passare oltre; perché i Forty Winks a tratti sembrano anche (volutamente) dei cazzoni, ma - se solo volessimo fermarci alle solite etichette - ci vuole classe anche solo per mischiare brillantemente college-rock e brit-pop. Alchimia che in "Bow wow" funziona alla grande: provare/ascoltare per credere.
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La recensione Bow Wow di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-04-14 00:00:00
COMMENTI (9)
l'album spacca!90's a manetta!!
Le mie preferite sono "One last round" e "Outta Love"
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it's only rock'n'roll (but I like it)
Chetirodiobuono..
way out!
way out !
spaccano