I Riaffiora si accodano sommessamente a tutti coloro che in passato hanno raccontato in musica ideali e quotidianità di personaggi marginali, periferici o anche soltanto sventurati. Lo fanno reiterando su accordi e parole le medesime dinamiche narrative già collaudate con successo nel loro precedente EP ("Antonio P"). Lo fanno come loro sanno fare, camminando a passi felpati sul fogliame crepitante di un post-rock timido, intermittente e morbosamente affezionato a seduzioni indie-cantautorali, che trova nell'impasto surreale dei testi un ideale companatico metanarrativo (come del resto la Dike malconcia immortalata in copertina con bilancia e pistola sta a testimoniare). A rompere qualche uovo nel paniere solo una malcelata dose di autocompiacimento e una ridondanza orchestrale che, forse troppo compressa nello schema sonoro contrazione/dilatazione, non consente alla band padovana di diluire omogeneamente lungo tutti gli undici episodi di questo simil-concept la medesima tensione melodico-concettuale che, nel precedente lavoro, alimentava trasversalmente tre brani soltanto.
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