Mettiamo subito in chiaro una cosa: Forin ci sa fare, è un ottimo musicista, partito dal basso per giungere poi (come in questo live album (!)) alla chitarra. Come lui ottima è la sua compagine.
Il punto debole è un altro: seppur eseguiti ottimamente, i pezzi proposti da Forin risultano eccessivamente, anzi esclusivamente, collegati a quella scuola (?) italiana cui fanno riferimento artisti come Gaber, Jannacci ma, soprattutto, Conte, di cui Forin è (non a caso!) concittadino ed ardente “studioso”.
In effetti i pezzi contenuti nel disco mi ricordano troppo spesso ed in maniera a lungo andare noiosa il cantautore genovese: Forin dovrebbe tentare di produrre materiale proprio (nel vero senso della parola, dunque privo di queste pesanti e già sentite sonorità) muovendosi verso tendenze più propriamente jazzistiche, magari fusion, ma, in ogni caso, il più distante possibile da tali tradizioni territoriali che tanto abbiamo ascoltato e tanto successo hanno avuto (metto in evidenza l’“hanno avuto”).
Ad ogni modo, credo proprio che non saprei segnalare uno o più pezzi da porre in evidenza, a conferma di quanto detto finora: il lavoro è caratterizzato da sonorità che ho già ampiamente esposto (ottima la sezione ritmica: linee di basso ripetitive ma incisive) ma che standardizzano notevolmente la totalità delle composizioni, vale a dire le pongono in una fascia mediocre, “senza infamia e senza lode”. Insomma, i pezzi risultano , nel contempo, tutti piacevoli (non è che arrivi così spesso materiale simile!) ma basati su modelli “stracollaudati” e “strasentiti” (passatemi le definizioni!). Forse “Persistenza Acrilica”(strumentale) è l’unica che lascia intravedere un tentativo, seppur labile, di divertirsi e variare, suonando “qualcos’altro” (s’avvicina a quella fusion cui, non a caso, alludevo precedentemente).
Dunque un lavoro tecnicamente impeccabile – ottimi i soffusi passaggi di flauto - ma che “contenutisticamente” parlando non offre assolutamente nulla di nuovo…se continua così, Augusto Forin rimarrà un “illustre sconosciuto”. Non c’è altro da aggiungere.
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La recensione In concerto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-11-06 00:00:00
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