Cominciamo mettendo subito le cose in chiaro: questo esordio dei Freddocane lo avremmo considerato "datato" anche se fosse uscito nel 1990, agli albori del decennio che per la band è, musicalmente parlando, il principale punto di riferimento. Trattasi infatti di 15 tracce (comprese 2 cover) il cui sound pesca a piene mani dall'epopea del grunge, con qualche variazione sul tema sulla scia di Red Hot Chili Peppers e Jane's Addiction.
Ma non illudetevi: se si esclude la versione acida e dilatata, ma inaspettatamente bella, di un classico del calibro di "Walk on the wild side", tutto il resto è noia. Senza contare infatti il minutaggio complessivo (15 brani sono decisamente troppi anche per band più affermate, figuriamoci per un esordio), la proposta dei Freddocane ci sembra una copia brutta e sbiadita di ciò che successe ormai 20 anni orsono. E quando il gruppo si cimenta con i versi in italiano (come succede nella gran parte dei casi), rischia idealmente una squalifica col massimo della pena; nel momento in cui, infatti, il vocalist arriva a cantare cose del tipo "Col senno di poi mi farei mente immobile che cancelli in lei modi antichi e sensi persi" oppure, in un crescendo sferragliante di chitarre, "Col senno di poi mi farei battello ebbro / navigherei dentro i cazzi miei", continuare nell'ascolto diventa un vero e proprio sacrificio.
Perché - di fatto - scegliere di cantare nella propria lingua implica comunque uno sforzo maggiore in fase di stesura dei testi, consapevolezza che i Freddocane ancora non hanno. Ecco perché consigliamo loro un lungo periodo di pausa con gli strumenti per concentrarsi solo sul tema "Come scrivere il testo di una canzone senza scadere nel ridicolo" - visto che anche alle prese con l'inglese suonano comunque anonimi.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.