I colori pastello, il titolo strambo, la grafica infantile, i video cartoon, il look hipster... ma quanto sono cool le due (più uno: completa l'organico il canandese Matthew Parker – ma quanto è cool il Canada?) Lilies on Mars? Quanto è "giusta" la musica che fanno? Il loro ritorno, a due anni dall'esordio benedetto da Battiato e da un (giustificato e giusto) hype, è fatto apposta per i frequentatori di dj-set indie, Swap Parties e vernissage in zona Pigneto a Roma.
Lisa, Marina e Matthew si pongono con un'attitudine svagata e sbarazzina che sparge un po' troppo zucchero anche su episodi che richiederebbero più nerbo, per esempio "A Lost cause", un bel rock anni novanta penalizzato da una vocina acuta che a tratti risulta perfino fastidiosa. Voce che invece calza altri brani come un abitino su misura: l'iniziale "Retrò", molto nordica con le sue percussioni giocose, il dream pop "Aquarium's Key", che evoca effettivamente atmosfere liquide e mitologiche creature degli abissi marini, così come "Hidding Under Water", e poi tutta la generale aura twee e shoegaze, che si stempera ora in un folk acustico ("I'm Confused it's Ok"), ora in un alt-rock italiano ("La mattina prima di andare a letto"), che si incattivisce (ma non troppo) di feedback in "SU", e ancora di più in "Angry Lullaby", forse il brano più interessante dell'album, un quasi art-rock elettronico, urlato e riverberato, che chiude degnamente un album non perfetto, modaiolo e a volte perso nella ricerca dell'eclettismo a tutti i costi, ma illuminato da sprazzi di grazia e talento che non si possono ignorare, non in Italia, non oggi.
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La recensione Wish you were a pony di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-05-05 00:00:00
COMMENTI (1)
i due pezzi che ci sono qui sul player del vecchio album omonimo mi sono piaciuti. Dunque li mettiamo un paio di brani pure qui? ;)