Malpratico s/t 2011 -

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Fossimo stati negli anni 90, probabilmente questo disco dei Malpratico sarebbe anche passato come valido e attuale, ma va da sé che proporre un disco così oggi, alle soglie dell'anno in cui i Maya hanno indicato la fine del mondo, è piuttosto anacronistico e di scarsa utilità. Se già dai titoli si potrebbe facilmente comprendere la scarsa felicità di vivere che pervade l'intero disco, l'ascolto delle tracce non dirada questa primordiale, quanto subitanea sensazione.

Ascoltando tracce come "Infinite Stagioni", "Aspettano" o "Notte dei Silenzi", vien voglia di esprimere tutta l'infinita stanchezza e l'assoluta impossibilità di ascoltare l'ennesimo disco di rock "all'italiana". Testi simil decadenti che si adagiano su strutture melodiche che, seppur ben costruite, non elevano mai i brani ad un livello "nuovo". Lasciano scorrere il tempo senza intrigare l'ascoltatore neanche per un secondo, cercando disperatamente di riproporre sonorità figlie della musica indipendente italiana dello scorso decennio.

Ma dico io, costerebbe tanto a questi ragazzi pur tecnicamente capaci, ascoltare qualche disco degli ultimi 4 o 5 anni? Rinnovare la propria base d'ascolto per migliorare il proprio bagaglio d'esperienza? La musica non è soltanto esercizio tecnico, un po' di aggiornamento e di studio sulle nuove sonorità non farebbe male al gruppo romano, rimasto ancorato a sonorità progressive decisamente démodé e passaggi che fanno pensare a band radiofoniche dal retrogusto melenso.

Dieci tracce molto simili, talmente somiglianti tra loro da far perdere il filo dell'ascolto. Probabilmente, dopo mezz'ora, vi troverete a domandarvi se la traccia che state ascoltando non sia la stessa che avete sentito un minuto prima o all'inizio del vostro ascolto. Unica eccezione la cover de "La ballata dell'amore cieco" di De Andrè, che comunque non si segnala come memorabile, anzi al contrario sa troppo di cattiva riproposizione.

Uno di quei dischi che non consiglieresti e che va a sommarsi a quell'infinità di album dimenticabili di cui il nostro panorama musicale è saturo.

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-11-16 00:00:00

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