Lasciamo un attimo da parte i Verdena e il loro "Wow". Cambiare aria. Passeggiare in una città tutta da conoscere, sdraiarsi nell'erba e con il naso all'insù decidere se una nuvola assomiglia più ad un coniglio o un'anatra. E poi innamorarsi, perdersi e ritrovarsi. Il potere evocativo delle parole è incredibile, il pensiero arriva dove gli occhi non riescono o non possono. Il potere evocativo della musica è surreale, spinge lo stesso pensiero oltre la sua stessa immaginazione, riscopre attimi dimenticati che rifioriscono come appena vissuti.
Caterina Barbieri, alias Missincat, si presta bene ad essere quasi una guida virgiliana nei meandri della mente con la sua verve frizzante e innocente come un bambino. "The house by this river" non vi fa pensare a due più che amici in una casa in una baia dove si assaporano tutti i sentimenti che una relazione ti offre? Vaghe reminescenze adolescenziali. E non vi sembra che il nome d'arte scelto celi già un significato nascosto, che questo miss-in-cat sia una licenza poetica per un perdersi in Caterina, nei suoi ricordi e sogni…o forse sono solo mie congetture, nate dal trasporto di questo album.
I brani sono minimali pur essendo intensi, una voce aggraziata si appoggia su melodie delicate sospese tra la chitarra acustica e il pianoforte come "Wide open wings" e "Fly High". Tra indie-pop e folk alternativo americano, che echeggia in "I wish you could allow", non si perde mai il gusto dell'eleganza grazie ad un principio di semplicità conservato anche negli arrangiamenti. E' raffinata come Emiliana Torrini anche se più dolce e meno spigolosa e la sua personalità si amalgama perfettamente a quella di Dente, altrettanto geniale, in un duetto "Capita" che valorizza la sua indole eclettica. Uno stupore inaspettato, "Wow" appunto.
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