Enrico Brizzi
La vita quotidiana in Italia (W/ Yuguerra) 2011 - Cantautoriale

La vita quotidiana in Italia (W/ Yuguerra)

Sfruttare al meglio la creatività e il modus operandi dell'essere un bravo scrittore è un ottimo punto di partenza per diventare un eccellente paroliere. Così, quando Enrico Brizzi decide di trasportare lo spunto letterario del suo ultimo romanzo impregnato di quotidianità in canzoni, avvalendosi della collaborazione con il bolognese Yuguerra e la sua band, le aspettative sono alte, molto alte. Ma che non avrebbero deluso c'era da immaginarlo.

Questo album è un lavoro in fieri, proprio come la realtà attuale da cui ogni narrazione qui presente prende vita. Le parole e la musica si completano tra di loro proprio sul nascere, le loro forme definitive sono interdipendenti le une dalle altre, anche se la parola nasce prima e si perfeziona solo dopo aver conosciuto il definitivo assetto musicale. Il binomio assolutamente perfetto che si crea diventa terreno fertile su cui piantare un urlo di sfogo. "Dio salvi Bologna" e "Rialzati Bologna" sono un tributo e insieme un'invocazione, ma Bologna è solo un pretesto. Da questi reading rock parte un movimento centrifugo, la città romagnola si fa esempio e come una maestrina si prende il compito di educare la nazione, perché che sia Milano, Torino o Firenze, i figli dei notai, snob da quando sono in fasce, ci sono ovunque. A un mito fondatore della politica italiana viene dedicato il pezzo più solenne dell'album: "Lettera a Pertini" è commovente, impreziosita anche dalla presenza di Giorgio Canali alla chitarra. Il quadro cambia colore in un attimo quando si parla di pura attualità, davanti a "Lo specchio della società" si ride per non credersi perdenti pensando alla figura del caimano, per non dare la soddisfazione a nessuno di vederci fossilizzati di fronte alla temuta catastrofe ("non sapevamo a cosa, ma ci stavamo preparando…"). Non servono nomi, basta la traccia fantasma per ridere davvero e farci sentire più forti.

Se verremo accusati di essere uguali a noi stessi, di esserci adagiati in un nulla fancazzista, questo è uno di quegli album per far valere la nostra dignità, da mettere a tutto volume perché lo sentano giù in strada, così che la ferma consapevolezza del passato e del presente venga scalzata dalla voglia di un futuro da creare davvero.

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