La nostrana tradizione cantautoriale (“Senza nome”), il gusto per il non-sense (“Galline”), atmosfere blues da polveroso entroterra (“Il bosco di bambù”): tutto questo per la prima prova del Senor Pablo. Abbozzi di un vivere terrestre ai limiti dell’ordinaria umanità, disegnati con i colori accesi di uno sguardo eccentrico e con la gamma dei grigi di un disincanto latente.
Nell’intrecciarsi di sonorità e immagini, che sembrano venire da un luogo remoto, lontano nel tempo e nello spazio, prendono forma idee insolite e all’apparenza genuinamente ispirate. Peccato però che sembri mancare una direzione, una specie di progettualità musicale, che renda l’ascolto tangibile, seguibile e pienamente soddisfacente.
Federico Doria (alias El Senor Pablo) può forse fare meglio: per ora non convince fino in fondo, ma è con curiosità che lo attendiamo per il primo album.
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