I laziali Biancostile ruggiscono in tutti i nove brani contenuti nel loro "Viaggio senza meta". Una base psichedelica accompagna i primi due brani, dall'inizio alla fine, come una non proprio irresistibile litania. In "Mai" e "Frasi non dette", infatti, la voce ruvida di Vincenzo Giannone sarebbe stata maggiormente valorizzata da atmosfere acustiche e meno ricercate.
Quello che accade in "Sogno". L'intro musicale è davvero bella, imponente e introduce un cantato ben fatto, mai eccessivo. È una canzone italiana, semplice, potrebbe essere tranquillamente una hit estiva di Ligabue. Anche "Sentimi", sebbene totalmente diversa, ha un impatto notevole. Le atmosfere sono certamente più dolci, e vi si innestano delle idee interessanti, tra cui la mancanza di un inciso vero e proprio, di un ritornello messo lì tanto per farcelo stare. La canzone è un continuo crescendo e si dimostra elegante.
I Biancostile non cercano di strafare, non cadono nei cliché in cui spesso inciampano le giovani band e sono guidati da una facilità di ascolto che è probabilmente l'esito dell'armonia che il loro orecchio, prima ancora del nostro, avverte.
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