Nulla di nuovo. Ok, il titolo del disco sostiene che il rock "doesn't rust" (non arrugginisce), ma in questo lavoro dei Rather Unwise è vicino all'ossidazione.
Il loro rock è (troppo) di facile ascolto, canzoni (troppo) orecchiabili, testi (troppo) semplici. E il troppo, quasi fosse un parassita che s'insinua in questo album, banalizza ulteriormente un lavoro già privo di spunti degni di nota. Con "Rock Doesn't Rust" i Rather non ricercano una propria identità musicale, ma si buttano in un tentativo (troppo) evidente di imitazione di gruppi quali AC/DC e Airbourne. Con questo non voglio dire che l'influenza di altri gruppi sulla propria musica o di una contaminazione con generi del passato non possa essere funzionale alla creazione di un lavoro valido, il problema vero è quando si passa da una contaminazione a un'imitazione.
L'imitazione non consente di avere una propria identità, di riuscire a distinguersi dalla grande massa di dischi che ascolto ogni giorno. I Rather, probabilmente, ne sono consapevoli e si impegnano, in canzoni quali "Welcome into my sea" e "Spontaneous Combustion", di inserire elementi che possano renderle più originali e inconsuete. Non basta però inserire il rumore del mare ("Welcome into my sea") o una risata satanica ("Spontaneous Combustion") per risolvere il problema.
Troppi difetti, poco coraggio. Un album dai limiti evidenti, e con pochi punti che lo aiutano a distinguersi e a farsi ricordare.
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La recensione Rock Doesn't Rust di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-05-31 00:00:00
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