Mi hanno spedito per errore "Issue" dei Korn? No, sono i Panic Room con il loro disco "Equilibrium". Chiari riferimenti in "Dark Angel" e in "Peddlers of Resignation" ai Linkin Park dei primi tempi, sonorità che a tratti ricordano anche i Lacuna Coil e inserti campionati propri dei Limp Bizkit. Musicalità, stacchi di rullante, riff, giri di basso, impostazione vocale, struttura della canzone, groove… tutto di vecchio, nulla di nuovo. E, se è vero che armonie e scelte stilistiche sono un continuo déjà vu, un elemento interessante è costituito dai testi. Brani che sono esempio di produzione artistica attenta e vigile, con ritornelli che si insinuano tra i neurotrasmettitori e un mirata scelta lessicale. Se il songwriting in qualche modo passa il test, il mood e l'immaginario decisamente no.
"New State of Confusion", "Peddlers of Resignation", "Take me away" sono esempi lampanti di una forma ripetuta e fin troppo uguale a se stessa, riassumibile in un tema: fuga e salvezza da uno stato mentale pressoché paranoico. Un disagio poco reale, vista la mancanza di immagini concrete. Se concettualmente non riescono a distaccarsi dalla realtà musicale da cui attingono, altrettanto si può dire per le forzature del timbro vocale, a tratti molto simile agli Incubus (non me ne voglia Brandon Boyd).
I Panic Room necessitano di una netta sterzata per uscire dalle continue similitudini che si sono imposti e dal meccanismo "se copi un po' da tutti, fondamentalmente non sei uguale a nessuno". Creatività, per favore.
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