Bolivia, al centro dello sconfinato "Salar de Uyuni". Il canto di una chitarra acustica. Fingerpicking. Poi delle interferenze. Cortocircuiti. Nella "Zona" gli elementi sono pressoché identici, ma l'atmosfera cambia. Si fa ancora più sulfurea. Inquieta. "E adesso ci troviamo" non so dove, ma tutto è più disteso, rilassato. C'è un'aria natalizia nonostante il deserto. Pieno. Lo so che è piuttosto strano, ma non riesco a darmi spiegazioni. Delle voci lontane, forse dallo spazio, da una qualche navicella, distruggono l'incantesimo. "Ecco dove ci troviamo", qualcuno esclama a bassa voce mentre le leggere increspature delle onde si fondono a un esile ma costante riverbero. "Qui" una dolce melodia. Melanconia e piacevolmente pedante. Mi perdo.
Comincio a passeggiare per sterminate distese di verde in sella a un nuovo giro armonico di acustica. È "Una domenica prima dell'alba" e "I rinforzi non sono ancora arrivati". Psichedelia dai sapori country. Tex Willer in un felice trip sulle dune ad osservare le nuvole che si muovono. Che si trasformano. Così come questi brani, che si evolvono senza mutare radicalmente. Senza dispersioni. Sperimentazione calibrata. Una marcetta e un riff non troppo distorto, ma ipnotico, mi accompagnano verso l'uscita del sogno. Frullati di ronzii e videogames.
Mi balza alle mente "Guerre Stellari" mentre le note riprodotte al contrario si dissolvono. E adesso sono in Scozia. Attraverso la catena montuosa dei "Cairngorms" con un nuovo loop di chitarra sotto braccio. Metallico e ossessivo. I rumori diventano tappeti e si sovrappongono, si stratificano. Poi la batteria, e tutto si fa talmente orecchiabile che ho voglia di cantarci sopra. A caso. Un ultimo accordo ancora. Poi il ritorno a casa. Un viaggio interessante, bello. Forse senza picchi, anzi, senza vette di virtuosismi e di eclettismi da scalare. Come prima escursione però, sono molto soddisfatto.
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