"Non c'è consapevolezza dell'indifferenza del mondo" scandisce con un nitido bisbiglio Francesco, cantante/bassista dei Gouton Rouge (storpiatura del nome del programma televisivo francese degli anni sessanta dove suonarono i primi Pink Floyd). E' la prima canzone del loro EP, "Rogue": "Si La Chasse D'eau Ne Marche Pas (Essayez Hardcore), ovvero "Se il WC non funziona (Provare Hardcore)", che in francese suona certamente meglio. Dolcezza da chitarra distorta e armonici languidi, che scivolano a rilento nelle orecchie e avvolgono tutto espandendosi e ritraendosi, imperanti e liquidi.
Idrofili d'Italia, smettete di ballare la danza della pioggia, c'è da immergersi nell'eco distante delle frasi di queste canzoni, c'è da bagnarsi nel mare psichedelico delle ombre che creano il loro senso, ma anche il loro non-senso, fatto di vuoti bagliori affondati dalla batteria. Affiorano così le parole, violentemente filtrate attraverso quel rumorismo deturpante che è tipico dei Sonic Youth, una discarica laminosa di suoni da rottamare; parole che diventano piacevolmente cigolanti.
"Vedo il cielo senza speranza ma vorrei un'ombra su cui dormire […] tutti fuori indossano abiti rossi da monaco": in "Rosso", s'intravedono a strisce di luce opaca, come attraverso una tapparella, spesse fette dell'atmosfera tenebrosa e romantica, alla Edgar Allan Poe, prima ispirazione di sempre, ci dicono. Così i Gouton Rouge, s'improvvisano funamboli in bilico su una striscia di mondo fumoso e paranoico, inesistente, "Per sempre immobile per necessità sempre", e s'incamminano passo-passo verso la sperimentazione di suoni alternativi, sottili riflessi di disperazioni contratte, mai andate perse.
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La recensione Rogues EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-08-04 00:00:00
COMMENTI (4)
bravi, vi sento molto vicini a me.
Quanto sono anni 90
Quanto mi piace questo EP
Io tra le influenze ci metterei sicuramente i MyVitriol
mizzega, siete fighi
figata assurda