Non è questione di dark o di onda nera, o di video politicamente scorretti con gente che fuma davanti alla videocamera. Dopo quella ai Be Forest, ci sono molte ragioni per scrivere un'altra recensione per un gruppo di Pesaro. Dell'altra metà lontana di Pesaro. Una ragione che salta subito all'orecchio é che dietro questo gruppo ci sono dei veri musicisti. O almeno quello che io penso siano dei veri musicisti.
Mi spiego: un giorno mio fratello portò a casa un disco dicendomi, ascolta bene questo gruppo; stanno suonando in presa diretta. Cioè, quello che ascolti è quello che stanno suonando e cantando. Nessuna sovra-incisione. È praticamente un concerto dal vivo. Il disco era "Hatful of Hollow" degli Smiths. Più volte ascoltandolo mi sono chiesto come cavolo siano riusciti a non sbagliare neanche una volta. Pensa soltanto alla voce. Pensa ai giri di Marr che sono difficilissimi. "Hatful of Hollow" è un disco di esecuzioni perfette. Come una giornata di sole senza una nuvola in cielo. Quelle che sai già che sarà un tramonto spettacolare. Hai paura ogni tanto che qualcuno sbagli ma non è così. Il disco è perfetto. Puoi vedere tutto l'orizzonte dal mare. Aprire lo sguardo. A Pesaro se sei fortunato riesci a vedere lontano fino al grattacielo di Rimini. E tutto è rosso e intenso. I Montezuma sono questo. Prove macinate su prove. Chiusi dentro uno stanzino che Dio solo sa quanto fumo passivo avranno respirato. Un disco suonato in maniera impeccabile. Nessuna sovra-incisione. Il primo demo l'avevo ascoltato da Paolo Rossi, ed era così. Come il disco degli Smiths: 35 minuti di esecuzione dal vivo, senza staccare pulsanti o spegnere la registrazione. Un disco incredibilmente suonato bene e ve lo dice uno che fa fatica a tenere accordata la chitarra per ben due minuti e mezzo.
Scrissi a Guccio, chitarra e testa dei Montezuma, chiedendogli di mandarmi gli MP3 del disco. Mi disse che quello era soltanto un demo con cui volevano contattare delle etichette pese. Poi di lì a poco registrarono di nuovo queste canzoni fino ad arrivare a oggi, e a questo "Di nuovo lontano". Uscito per i I Dischi dell'Apocalisse, Dicks and Decks e Mukkake agency.
Cosa piace ai Montezuma? L'apocalisse.
Che genere piace ai Montezuma? Lo stoner, il noise, qualcosa di tipico e proveniente da Soria - che poi vi spiego meglio - e molto probabilmente quei gruppi che fanno rima con le O finali e le parentesi una dietro l'altra. A me ricordano anche i Mogwai, in certe cose e nella scelta di avere brani interamente strumentali. Che senso ha una voce quando hai diciotto volumi diversi di chitarra?
Come il demo è tutto suonato in maniera precisa, pulita nella distorsione.
Sì perché l'altra parte di Pesaro è distorta e qua siamo nell'altra parte di Pesaro. Quella più lontana e forse, e quindi, americana: Soria. Il primo quartiere fuori dalle mura della città. Nei novanta, nello stanzino costruito mattone su mattone dalle band del quartiere all'interno del perimetro della chiesa, sono nate band una sopra l'altra. Il nome di questo stanzino è diventato Montezuma. Una specie di ironica e fiduciosa dedica a questo accordo tra band e parroco del quartiere. Band che facevano uso e consumo sfrenato di Dinosaur Jr e Flaming lips che, in quel periodo, conoscevano soltanto due posti in tutto il mondo: Soria e Seattle. Ragazzi felici di suonare cover di un ancora misconosciuto gruppo d'oltreoceano di nome Nirvana alla festa della parrocchia. Con preti che si agitavano al mixer cercando di spegnere tutto. Spaventati come galline che corrono senza testa dal sorgere di una generazione che spiccava il volo direttamente dal dirupo. E non c'era ancora la ISDN e chi era fortunato aveva il modem a 56K, e i CD se volevi potevi noleggiarli e registrarli in cassetta.
Da qui, la dedica di chiamarsi con il nome di tutto questo: Montezuma. Non solo uno stanzino, ma anche un gruppo di amici che hanno disegnato e lavorato a fanzine autofinanziate, organizzato concerti e prodotto magliette che a Pesaro sono famose come le felpe della Best Company negli anni ottanta. Più di un mio amico in vacanza in città mi ha chiesto cosa fosse quel disegno astratto con la scritta Montezuma serigrafata sul retro.
Insomma questa è l'altra parte di Pesaro, ma non per questo meno pessimista o oscura dell'altra: stiamo parlando di persone che preferiscono soltanto urlare e inveire contro il sole, piuttosto che affondare nelle braccia buie e umide della notte.
Manco a dirlo che dal vivo sono come sul disco. Esecuzioni perfette. Cambi calcolati al millesimo senza guardarsi in faccia. Tutti sanno dove sono diretti. Tutti sono diretti verso le stesso punto. Nello stesso momento. Mai visti di così preparati all'apocalisse, se mai arrivasse di giorno.
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La recensione Di Nuovo Lontano di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-08-02 00:00:00
COMMENTI (10)
si gode
eh ssì, la 1 dura 17 minuti. io dico che roba così spazza via tutto e tutti. altrochè i cani .. dai ragazzi siamo seri...
DICIASSETTEMINUTIDITRACCIA
Siete pazzi scatenati :-D
Bellissima recensione per un gran bel disco.
Recensione superpuntale in tutto :)
pezzi caricati! tutti!
complimenti! :)
ci piace!
pezzi in caricamento!!!
GRANDE ALE ! GRANDI MONTEZUMA !
:)