Con oltre un lustro di esperienza alle spalle, i lombardi Catlong decidono di raccogliere su "Decadence of mind" quanto seminato nei vari e già profusi Ep. Seppur molto attenta ai dettagli, si tratta comunque di un'autoproduzione stagnante nei paraggi di un hard rock vicino al gratuito citazionismo e ben lontana da una proposta musicale che possa suscitare interesse e/o coinvolgere un pubblico sempre più vasto. Iconica appunto, come gli incisi punk di "Catwalk" e "Pray for you" o come le cavalcate muscolari hard&heavy di "Battlecry" e "Mistakes", molto, forse troppo, desiderose di sembrare appena vergate dalla penna degli Iron Maiden. Solfa che probabilmente riuscirebbe ad infiammare le granitiche platee di rockers incalliti dal medio eretto ma che stenta, e non poco, ad allontanarsi da questa singola immagine a favore di un disegno più ampio.
Ostentate, posticce ed interminabili, così appaiono le tracce dal vago vissuto sofferto ("Autumn") o le ballad diluite in quei prevedibilissimi arpeggi ("Erased") che, loro malgrado, pur magistralmente suonate, riescono solo a mettere a nudo l'inappropriatezza della sezione vocale di Mr Catlong, insipientemente programmata per essere a metà tra Di Anno e Vedder, ma che scivola in momenti monocordi, asettici e, spesso ahimè, assai imprecisi ("Flow of life", "Lady chocolate"). Unica eccezione è "My cocaine", perdifiato spassosa armata su convincenti impasti swingati di piano, alla quale si può perdonare anche qualche sbavatura, tant'è assurda la sua natura in questo contesto. Troppo sola e troppo fuori però, per correggere il tiro.
Non basta infatti dare sfogo all'esigenza di mettere in musica le proprie propensioni, quando questa non sia indispensabile, essenziale ed urgente. Il dubbio è se dir le cose usando le proprie o le altrui parole. Per il futuro potrebbe essere utile tenerlo a mente.
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La recensione Decadence of Mind di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-08-03 00:00:00
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