I Condition Black si agitano in un'inquietudine che tanto piacerebbe a Fernando Pessoa. Se lo scrittore conviveva con l'eteronimia dando vita a una moltitudine di personalità, i Condition Black sono attraversati da diversi generi, rendendo singolare la loro catalogazione. Questa particolarità ricorda gli Evanescence, gruppo verso cui l'associazione corre al primo ascolto. "When I'm not" si apre con l'elettronica "Bored" dall'impatto riparato dal menare di chitarre e dal riff della tastiera, dominate dal talentuoso timbro vocalico di Sara: "would you could you deep inside of me, loved or killed you nothing is real". "Feel the silence" arriva subito grazie all'accattivante ritornello: "wasting time it's not my job, I wanna dream, I wanna live again", un raggio di luce invade la coltre di una nuvola inquinata, sempre pronta ad oscurare. Grinta dark e amplificazioni vocali sulla scia della velocità infiammano "In the opa" dove la distorsione delle chitarre assume un ruolo fondamentale: "people say forget about the coincidences, they're inner reactions for implausible facts". "Nobody alone" ha la variazione cromatica del blu che diviene nero, mentre un raffinato piano accompagna la chitarra e un atto di liberazione avviene in un volo onirico: "you'll never rise, you'll never fall break yourself today". La band sembra aver dato vita alle nove tracce nel crepuscolo del Castello di Poienari. Forse, se vi mettete d'impegno e scandagliate tutti i testi, noterete un abuso dei termini "dry" e "tears", ma la vita non è una balera, per cui indossiamo una maglietta nera e aspettiamo tempi migliori.
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La recensione When I'm Not di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-06-14 00:00:00
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