Grandi capacità di scrittura al punto da suonare, per alcuni versi, già come i classici del genere brit
A oltre vent'anni dalla nascita del fenomeno brit-pop, mai avrei potuto immaginare che nello stivale proliferassero così tante band la cui principale fonte d'ispirazione rimandasse proprio alle sonorità tipiche di quel genere. Dai The Charlestones ai The Vickers, passando per i The Walrus fino ad arrivare ai Mandrake (giusto per citare gli ultimissimi di una lunga serie): è la conferma che, anche in Italia, quel fenomeno continua a esercitare un fascino non indifferente.
L'aspetto più sorprendente, però, è che - qualitativamente parlando - possiamo giocarcela alla pari con la concorrenza "made in UK". Non sto certo dicendo che siamo arrivati al loro stesso livello, ma le band appena nominate (e non ultimi gli Ocean Cloud) dimostrano di possedere grandi capacità di scrittura al punto da suonare, per alcuni versi, già come classici del genere. Il loro ep, ad esempio, non è composto tutto da canzoni clamorose, ma ce ne sono almeno due che meriterebbero airplay su radio e tv di tutto il mondo. La prima è "Dreamin' in a coffee break", che suona come un brano dei Dodgy dei tempi migliori e, aspetto più importante, si caratterizza per un ritornello killer, che rimane in testa per essere canticchiato nei momenti più disparati. "God bless America" è invece la classica ballata con un bellissimo arrangiamento di archi in primo piano (e qui ritornano invece in mente le atmosfere degli Oasis di "Be here now"). Le altre tracce, sia chiaro, non sono assolutamente da buttare: "The boy who asked more" e "Spring wind" rimandano ai Supergrass del disco omonimo, mentre la canzone che dà il titolo all'ep ci pare l'episodio più debole del lotto.
Rimane però, un dato incontrovertibile: di questa nuova onda tutta italiana, che prende ispirazione dal brit-pop, gli Ocean Cloud possono a ragione aspirare alle prime file. Confidiamo nella loro volontà di emanciparsi dai modelli finora citati, per regalarci in futuro qualcosa di superlativo.
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La recensione The More You Have, The Less You Are [ep] di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-03-28 00:00:00
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