Sturate bene le orecchie e fate altrettanto nell’aprire gli occhi: se vi piace la buona musica, di qualsiasi genere essa sia, qui c’è pane per i vostri denti! Con “Kanakapila”, infatti, avrete l’opportunità di toccare con mano una delle migliori autoproduzioni del 2001, almeno secondo il modestissimo parere del sottoscritto. Vi chiederete: come mai ti sbilanci tanto? Beh, cotanta materia sonora raccolta in poco più di tre quarti d’ora e per di più autoprodotta - quindi non con i potenti mezzi della major di turno - mica la trovi tutti i giorni.
In sostanza, non bisogna poi scervellarsi più di tanto per recensire il disco di questi 8 (!!!) chansonnier, siccome funziona a meraviglia fin dal primo ‘play’; ma per capire meglio, immaginatevi Capossela che se ne va correndo allegramemte per i campi mano per la mano con Paolo Conte, ed entrambi cantano a squarciagola la loro canzone scritta a quattro mani, la sera prima, in un’osteriola da quattro lire. Bene, se siete riusciti a fare l’immenso sforzo, allora vi siete avvicinati al mondo di questa formazione milanese, capace di sintetizzare la lezione - e il folklore - di vecchi e nuovi cantautori, per poi farla esplodere in un disco irresistibile. E la ‘questione’, se ci fate caso, non dura mica il tempo di uno spot pubblicitario; questi qua ti assestano 12 colpi al basso ventre in tre quarti d’ora e ti ubriacano di musiche: “maccaroni swing, rumbe approssimative, polke indemoniate, klezmer inventati dal nulla indossando fez leopardati”. Così scrivono sulla nota stampa, e che dire se non che è pura verità?
E più li ascolti e più ti viene voglia di ballare… che se per sbaglio metti su il cd quando stai per andare a letto, ti rivesti e fai anche migliaia di chilometri per scovarli nella bettola in cui staranno già facendo ballare tutti i presenti. Solo per stuzzicare il vostro appetito, andatevi ad ascoltare il surf della title-track e poi non vi meravigliate se dopo 30 secondi siete in stanza a ballare, da soli (!!!), come degli scemi; poi magare digitate sul lettore cd la sequenza di numeri 1/2/3/5/7 - ovvero le tracce più movimentate dell’opera - e d’un tratto verrete risucchiati nuovamente nel vortice del ballo senza neanche rendervi conto.
Se siete ancora lì a ragionare sull’esborso per possedere il cd, passate pure oltre: i Figli di Madre Ignota non concepiscono la ragione’ perché dotati di solo istinto. Così è, se vi pare…
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La recensione Kanakapila di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-01-10 00:00:00
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