Olden è un disco di formazione, acerbo. L’artista promette una maturazione tangibile. Olden, infatti, ha la possibilità di crescere. Holden non più.
"Olden" è un disco di formazione, proprio come un romanzo in cui il protagonista matura, si tempra, evolve e acquisisce consapevolezza. In questo caso, attraverso le canzoni. Un percorso che porta il nostro cantautore a scontrarsi inevitabilmente con la realtà: i sogni, le ambizioni, le aspettative e infine i propri limiti. A confrontarsi con miti, “mostri”, colleghi e con il pubblico, fronteggiando ansie e paure. È una probabile, seppur parziale, sconfitta, quella che si prospetta per Olden, dovuta a dei brani non troppo convincenti. È un disco lungo, lento, di cantautorato e brit-pop.
Come in un’ipotetica opera di Peter Blake, Olden ritaglia, incolla, colora e scarabocchia i poster di tutti i suoi eroi; il timbro e le ballate del primo Bowie, il folk intimo e straziante di Drake e l’estrapolazione pedissequa e non troppo ragionata dall’archivio beatlesiano, non riverberano nel collage un risultato felice. Strofe modeste, ritornelli piacevoli ma mai trascinanti e avvolgenti, per tracce che nella loro completezza soffrono di eccessiva ripetitività e pesantezza.
Nemmeno il respiro british anni ‘90 carpito dai più “moderni” The Verve, e dai Travis, viene restituito con la giusta quantità di grazia e bellezza. È un esordio opaco. Undici brani potenzialmente canticchiabili, ma non nitidi e tersi da poter essere poi realmente intonati. Ed è un peccato proprio perché alcuni passaggi riescono a risplendere. “Once Again” ad esempio, gode di un notevole fervore, seppur davvero influenzato (come il resto della produzione, d’altronde) dai due James più celebri ed emulati d’Inghilterra, Blunt e Morrison.
“Jim and Jane” invece, sembra rielaborare il valzer di “Being for the Benefit of Mr. Kite!”, dei già citati scarafaggi, mentre la successiva “I’m Coming Home”, è figlia di brani disarmanti in quanto a bellezza, come “Sonnet”, dell’oramai scomparsa band di Richard Ashcroft.
Olden è ancora acerbo, ma promette una maturazione tangibile, effettiva. È un autore/musicista che può concretizzare al meglio il proprio cammino, indagandosi e cercando di comprendere il proprio lavoro e il proprio io/artista. Olden, infatti, ha la possibilità di crescere. Holden, come sappiamo, ha scelto di non farlo.
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La recensione Olden (Daruma Records) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-03-21 00:00:00
COMMENTI (5)
Grazie Gilletti! p.s. rettifico: l'analisi del disco si ferma a "coming home", giusto per la precisione...ma va bene lo stesso, ALL WE NEED IS LOVE!
album fantastico, ogni canzone una sorpresa ...
Grazie feedbaknoise! per quanto riguarda la recensione...speriamo di crescere...chissa´ se ce la facciamo! :)
ottima recensione esaustiva di S. Galal , Olden ha stoffa - 8
Grazie per la recensione! Spero che comunque la redazione abbia avuto a disposizione tutti i pezzi visto che l'analisi del disco si ferma a "jim and jane"...non vorremmo si trattasse di un problema tecnico, grazie :)