4° disco ufficiale. 8 anni di storia. 576 mila kilometri macinati in centinaia di date tra Italia e (ultimamente) Europa. Gli Shandon sono una vera e propria “macchina da musica”. E lo sono sempre Meglio. Determinatissimi. Basta sentire come suona questo ‘Not So Happy To Be Sad’. Nulla da invidiare a ciò che nello specifico si produce oggigiorno nel Mondo. Per dire, se fosse uscito per la Fat Wreak (o, perchenò, Epitaph) nessuno avrebbe potuto obbiettare nulla. E allo stesso modo non si fa torto a nessuno dicendo che attualmente, in Italia, gli Shandon sono in linea di massima i migliori nel genere ska-core&affini. Capaci di bombe radiofoniche come ‘Evoluzione’ e tormentoni venati pulp-core come ‘Legacy’ che spaccano di brutto. (Aperta parentesi: ‘Legacy’ è da strappamutande! Mettetela in loop come sottofondo per una buona mezzoretta di sesso adeguatamente selvaggio e poi ditemi l’effetto che fa. Chiusa parentesi). Questo ‘Not So Happy To Be Sad’ porta con se conferme e piacevoli novità. La conferma: gli Shandon sono in crescita costante. Meno dispersivi e confusionali. Riescono ad essere sempre + omogenei, quando per omogeneità non si intende mancanza d’idee o standardizzazione. Al contrario, ci si focalizza e si arriva dritti dritti al nocciolo della questione. Novità: in questo nuovo lavoro si lascia spazio a contenuti e soluzioni più ‘introspettive’, non urlate, che apportano spessore al tutto. Come dire: la matrice è sempre ‘funny’, ma affiora una vena ‘emo’ che colora di una inedita intensità i brani. I risultati migliori di tutto questo li trovate (oltre che, ovviamente, nei 2 brani già citati) in ‘Bad smell ‘ e ‘Virus‘ . Oh yess.
Insomma. Chi non ha preconcetti e soprattutto la vecchiaia non l’ha ancora rincoglionito del tutto, si lasci un po’ andare. Eccristo! Bravi gli Shandon.
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La recensione Not so happy to be sad di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-01-15 00:00:00
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