C’è una forte voglia di passato nelle note di questo disco degli Esgaroth, formazione che si risolve in un duo aiutato a tratti da parenti e amici e che, nonstante la registrazione casalinga, risulta nel complesso ascoltabile.
Purtroppo non c’è molto da giudicare, se non la tecnica che i due di Montecosaro utilizzano finemente per riprendere i capi saldi del glam-rock degli anni ’70, con puntatine nell’hard-rock (…chitarre sottratte ad Angus Young dei mitici AC/DC…) del decennio successivo o addirittura di punk new-wave alla Bauhaus (più che citati nella traccia d’apertura intolata “Falling apart”).
In effetti non c’è un vero e proprio filo conduttore a dettare le regole e a collegare le otto tracce di questo “My Revolution”, che si conclude addirittura con una ninna nanna, che non può che ricordarmi gli Eels. Non so se per colpa del mio amore per la band appena citata, o per quale altro motivo, ma ritengo “Lullaby” la cosa migliore di questo disco, anzi l’unica cosa che mi piace in definitiva.
Purtroppo il resto è talmente legato ai classici cliché degli stili musicali prima descritti, che non trovo il modo di esprimere interesse per questo lavoro, anche alla luce del fatto che le parti vocali non sono di mio gradimento.
Ma ripeto: non si può - e non si deve - assolutamente infierire su questa autoproduzione, colpevole soprattutto di non estrinsecare l’eventuale personalità di Esgaroth …nella speranza che esista…
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La recensione My revolution di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-01-14 00:00:00
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