Titolo inequivocabile quello scelto dai Mesas per dare un nome al loro album d’esordio: “Spaghetti stoner”, infatti, inquadra chiaramente la ricetta del quartetto meneghino, e dippiù sintetizza l’uso della lingua (l’idioma nazionale) e la scelta di ritmiche e sonorità (stoner, come avrete intuito).
Il resto, invece, è spiegato da queste 8 tracce, per la cui registrazione e il relativo missaggio la band si è avvalsa dell’esperto Giorgio “Sux!/Afterhours/SixMinuteWarMadness/Volwo/echipiùnehapiùnemetta” Ciccarelli. Si comincia con “Musa”, assalto hardcore il cui cantato ricorda moltissimo gli ultimi Six Minute War Madness, e si prosegue con “Burro”, dove emerge già di più qualche tratto personale ma le coordinate rimangono più o meno identiche. Con “La tua carne” e “Idroattrito”, invece, si distendono i toni e si intravede qualche sprazzo melodico, quasi da ballad in alcuni tratti, ma dura poco; se si accentua la parentesi psycho-blues di “Y”, “L’idiota” riparte esattamente da quegli stessi punti che in precedenza avevamo segnato su ipotetici assi cartesiani. In “Elada” si tenta però di (ri)aprire verso territori psichedelici, ma le chitarre continuano a suonare ugualmente grosse proprio secondo gli standard. E il difetto del quartetto è proprio quello di aver mandato a memoria tutto quanto è servito per lo studio del genere, ma quando poi è stato il momento di reinterpretare con personalità la materia, spesso la timidezza sopravanza e emergono solo interessanti esercizi di stile.
Cioè, inquadrati nella proposta, i Mesas giocano carte di non poco valore, però appena gli si chiede un pizzico di personalità per elaborare canzoni con una cifra stilistica anche appena definita, ricadono nel cliché. Per carità, nessuno degli 8 brani qui contenuti presenta un difetto, ma dire che l’Italia possa vantare una band matura nel campo è ancora presto; ciò non toglie che i quattro siano sulla strada giusta per rappresentare il ruolo, ma “Spaghetti stoner” è ancora troppo poco pur essendo, ribadiamo, un lavoro che merita la vostra attenzione al di là di ogni discorso riferito alla sua collocazione geografica.
P.S. La confezione al momento nelle mie mani è una sorta di digipack dalle dimensioni appena più grandi del normale. Naturalmente, solo per questo il cd vale il prezzo pagato, ammesso che la band non abbia concesso questo vezzo solo a noi addetti ai lavori.
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La recensione Spaghetti stoner di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-01-17 00:00:00
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