Wah Companion Anomalie domestiche 2002 - Rock, Pop

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Saranno ormai due anni che aspettavo di ascoltare questo cd realizzato dai Wah Companion, quartetto guidato dall’attuale chitarrista degli Africa Unite che nulla ha a che vedere con il reggae, da sempre, ingrediente principale della ricetta musicale del gruppo di Pinerolo. Anzi, lo stesso project-leader rivelava, prima che il sottoscritto ascoltasse il cd, dell’effettiva difficoltà di inquadrare “Anomalie domestiche” in uno specifico genere, proprio perché a cavallo tra il rock (appena appena ‘indie’) e il pop (appena appena ‘alternative’).

E in effetti, una volta in mano il lavoro finito e con diversi ‘play’ all’attivo, la presenza di un minimo comun denominatore si intuisce a fatica; ciò non significa però che le canzoni non siano valide. Anzi, la leggerezza che le caratterizza ve le farà apprezzare come se fossero leccornie tipiche dell’età infantile, e una volta assaggiate non riuscirete a fermarvi finché non ne sarete sazi.

Comunque sia, e fuor di metafora, “Anomalie domestiche” viaggia dalle parti dei Pavement più sbarazzini e dei Soulwax più formali, o almeno così mi sembra, e soprattutto c’è molta più sperimentazione di quanto le parole finora scritte possano aver significato.

Non fatevi quindi distrarre dal blues giocherellone di “When you walk by”, perla iniziale che apre le danze e precede “Io”, traccia in cui Ru pesca a piene mani nel pop (una brillante via mediana tra Soon e Scisma) e che magari un giorno i network cominceranno a programmare, senza esitazione alcuna, in heavy-rotation. Stesso discorso per “Janet Weiss”, che tanto ricorda gli esperimenti sul ‘pop accelerato’ da parte di Julies Haircut e dei belgi Soulwax; peccato solo che il cantato del pezzo, per metà in lingua inglese, accecherà a priori quei presunti direttori artistici di radio e case discografiche che potrebbero fare molto per lanciare quest’altro ipotetico singolo.

Se invece vi interessano le variazioni - nuovamente - sul tema pop, ascoltate “Anime”, climax sonoro che mischia lo-fi a psichedelia, “Cinico”, curioso episodio che fa tornare nuovamente alla memoria l’accoppiata Julies Haircut/Soulwax già tirata in ballo qualche riga sopra, e la finale “Havin fun”, con le chitarre in maggior evidenza rispetto al resto, ma comunque sempre della stessa pasta. Rimane poi da dire dell’unica ballata intitolata “Neanche un anno”, apprezzabile tentativo di scrivere una canzone d’amore che si colloca qualitativamente nella media.

In definitiva un buon disco fatto principalmente di canzoni che, considerate le aspettative iniziali, sorprendono per freschezza e leggerezza. Da non dimenticare, comunque, la forte dose di sperimentazione insita nei solchi, soprattutto se considerata la materia di base - il pop per chi non l’avesse capito - con la quale il Nostro ha deciso di ‘confrontarsi’.

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La recensione Anomalie domestiche di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-01-18 00:00:00

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