C'è un momento, nell'ascolto di qualsiasi disco, in cui devi fare in modo che il piede che batte sul parquet non condizioni (o non del tutto almeno) il giudizio sul lavoro. Chiamatelo spirito critico, desiderio di autenticità, sobrietà, ricerca del vero, dell'essenza o come vi pare, ma tant'è… Gli onori ai meriti innanzitutto. Gli Spread Your Legs da Lecce, un'edizione di Italia Wave Puglia alle spalle e un nuovo disco che si gioca l'ambigua carta dell'indie danzereccio. Ambigua perché con un decennio come quello che ci siamo lasciati alle spalle (di manie retrò e Franz Ferdinand), non è facile non precipitare nel baratro del già sentito.
Onori ai meriti, dicevamo: dieci tracce che nemmeno te ne accorgi, preso dagli ingegnosi riff di chitarra, dai tappeti di synth e dai cori sempre azzeccati. Se l'intento era quello di scuotere con un colpo di bacino le nostre giornate noiose, gli Spread Your Legs hanno centrato l'obiettivo. "People Wanna Dance" è il prototipo di brano indie-dance, genere che sembra calzare meglio ai quattro pugliesi rispetto al monotono indie-strokes di "97". Così come il ritmo da maracas e Machu Picchu di "Dancing Of Your Mama" funziona meglio dell'indie-emo di "No Job".
In definitiva, gli spunti ci sono, la grinta pure. L'inghippo sta nella sistematica (e genuina) incapacità di uscire dagli schemi. Non basterebbero questi spazi per citare i riferimenti degli Spread Your Legs. Questo perché l'indie-rock mondiale ha lasciato un'eredità pesante e difficile da gestire, che si è fermata, stagnando, anche in Puglia. Sta a noi (e in questo caso agli Spread Your Legs) scegliere se voler superare e aggiornare questi ostacoli o no.
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