Il rock può incontrare la musica etnica? Se lo fa, cosa diventa? Un non-genere sicuramente, un quid indefinito ma in grado potenzialmente di trasmettere forti emozioni. La Quarta Via, gruppo di Livorno, ha deciso di correre il rischio di fondere rock e dark con atmosfere etniche che rimandano al Tibet, al Messico, a terre comunque lontane. Qual è il risultato di questo incontro? Innanzitutto va detto che in questo "Viaggio fuori dal corpo" La Quarta Via tende un po' a strafare, confezionando ahimè un disco troppo lungo (più di un'ora! Ed alla lunga ci si stanca). Sotto l'aspetto puramente musicale è un lavoro coraggioso ma troppo pomposo, manieristico oserei dire. Paradossalmente La Quarta Via avrebbe dovuto eliminare qualche elemento più che metterne, sembra mancare infatti un lavoro di produzione, di supervisione, di assemblaggio complessivo che renda il disco scorrevole e leggero. Forse sono solo impressioni, ma la qualità generale che comunque emerge risente maledettamente dei "difetti" ora citati. Un peccato, perché l'intuito e non solo mi spingono a profetizzare floride prospettive per questa band livornese. Si avverte un approccio alla musica davvero ammirevole, un po' retrò: i quattro membri della band, che si avvalgono della collaborazione di Peppe Consolmagno, dimostrano di riporre grande fiducia nel potere "straniante" ed "onirico" della musica. Propongono questo tipo di musica, e lo fanno con profonda passione. I brani migliori sono: "Fuori dal corpo" e "Il seme di Agharti", ballate di grande atmosfera che rimandano ai primi Litfiba. Accattivanti spunti "psichedelici" si possono apprezzare in "Quasar" , "Il richiamo dei rumori" propone poi un tema musicale molto dolce in stile Cure ma alla fine è un brano che non prende mai il volo. Forse hanno ragione i nostri quando consigliano di ascoltare il disco in cuffie, per meglio immergersi nelle sonorità "spiritualeggianti" che caratterizzano questo "Viaggio fuori dal corpo": se avete mente e cuore aperti, La Quarta Via potrebbe farvi partire per un bel viaggio. Non può che farvi bene allontanarvi temporaneamente dalla frenesia metropolitana.
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La recensione Viaggio fuori dal corpo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-01-19 00:00:00
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