Trasformare in suono il senso del silenzio, l'impeto di una conversazione, il profumo di un incontro. Ma anche l'umore di una conversazione e le sensazioni che passano attraverso le quattro mura della stanza di un amico con cui si è deciso di condividere la noia di un pomeriggio di pioggia (o quant'altro). Inutile usare ulteriori parole per descrivere le emozioni che hanno dato vita a questo disco perché si tratta di un progetto talmente personale che qualsiasi altra descrizione risulterebbe ridondante. "Stanze" è il sapore di quattro camere sparse nella città di Ferrara che prendono forma attraverso sperimentazioni elettroniche e il suono di una chitarra che guarda dal buco della serratura.
E' un'elettronica che ha a che fare con l'ambiente, ma rinuncia a essere soprammobile ed entra dritta nello spirito degli oggetti, muove muri e fa tremare i vetri, scuote pensieri e scalda l'anima. Si avverte in sottofondo il rumore che proviene dall'altra parte dalla strada, ma subito viene soffocato da battiti sghembi, una linea di basso sinuosa e sei corde isteriche e calde nello stesso tempo. Una conversazione sonora che si muove "via etere sull'asse Roma-Berlino" (come ci risponde Google se chiediamo informazioni sul gruppo), mentre la neve dell'inverno si scioglie riscaldata dalla luce della primavera. I Lali Puna ritoccano il prodotto e creano il master di questo attacco sonoro che è soprattutto un assalto emotivo.
Come sbirciare per venti minuti nelle stanze di quattro sconosciuti. Lasciatevi prendere da questo ascolto molto simile alla curiosità che pizzica quando a notte fonda intravedete da una finestra illuminata i particolari di una stanza in cui vorreste entrare.
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